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03-03-2019 I RAPINAtori della Majella.
Ci troviamo alle 07:00 di mattina a viaggiare in auto senza una meta specifica, la giornata è stupenda e si può fare tutto.
La voglia di andare lontano però è poca e, se poi, riesco a tornare a casa per un orario decente, mia moglie sarà anche più contenta, visto la domenica, l’unico giorno della settimana che sono libero, la passo sempre in montagna.
Diciamo la verità: mio fratello è stremato in quanto ieri si è mollato in sci la Forchetta di Majella coi guardiesi tutti matti!

Oggi comanda la macchina e, in mezzo ad una miriade di cervi, si ferma poco prima di Guado S. Antonio, dove inizia la neve.
Ok, iniziamo a preparaci ed ecco che spunta come una cometa nel firmamento, il grande Fabio che in solitaria follia vuole anche lui affrontare questa classica.

Ore 08:10, partenza.

La neve è bella dura, anzi ghiacciata ma inizialmente la blanda pendenza non crea problemi poi però, le mie consumate, spaccate, bucate, esili e lise pelli, non tengono più di come quando erano giovani e forti, indi per cui la quale opto per inserire i rampanti.
Cambia poco. Si, questi attrezzi ti danno una mano, ma se la pelle fa schifo non servono a molto.

Ok, salgo a piedi.

Il fortunello, parassita, scansafatiche e approfittatore di mio fratello invece, sale come una sposa! Grazie, ha acquistato l’attrezzatura sottocosto tirando il collo ad un amico in difficoltà economiche facendogli avere meno anche una piccola risorsa che avrebbe potuto aiutarlo a tirare avanti ancora un po’.
Che essere spietato!

Anche il buon Fabio è costretto a salire con i ramponi.

Superato il tratto più ripido, rimettiamo gli sci e vai col liscio.



Da qui si gode uno spettacolo fantastico, è la prima volta per me con gli sci.


Alle 10:10 raggiungiamo l’altopiano sotto la Rapina.

Ora dobbiamo decidere se proseguire per raggiungere la vicina vetta oppure scendere.

Caspita! A me sembra ripido! Ma dai proseguiamo tanto è prestissimo!

Man mano che ci avviciniamo realizziamo che il diavolo non è poi così brutto come lo si dipinge, anzi è pure “fregno”!

Saliamo, saliamo, saliamo ed ecco che, alle 10:35, raggiungiamo la piccola vetta del Rapina (2017m) ai piedi del ben più alto Pescofalcone.

Dai Gas!

Orizzonti!

Spettacolo!
Ok, si cala.
La croccante neve, rende il fondo tipo pista battuta al primo mattino.

Quando il manto è buono sembra quasi che so sciare!


Ed ora il divertimento continua in un susseguirsi di serpentine, serpentone, zigzagoni, scivolatoni e derapatone.

Veramente uno spasso!
In salita ci siamo tenuti sull’estrema sinistra, anche in discesa, il che significa che se l’avessimo fatta in salita sarebbe stata l’estrema destra e se la salita l’avessimo fatta in discesa sarebbe diventata destra anche questa.
Non ci ho capito niente ma penso sia così!

Volevamo fermarci al rifugio Barrasso, ma la mia ndonditaggine non ha confini e vado lungo.
Non ho molta voglia di risalire ed aspetto che scendono i miei compagni i quali hanno assaporato una gustosa tazza di the caldo offerta dai volontari che lo tengono aperto.

Riprendiamo la fantastica discesa ora su neve meno ghiacciata.
Salutando le miriadi di persone che stanno salendo a piedi, con le racchette, con i ramponi, con gli sci, in bici, in autobus ed in elicottero, torniamo serenamente alle auto (ore 11:48).

Una sciata veramente spettacolare, se fossimo andati a piedi come una volta, non saremmo arrivato neanche per le 15:00!
Notiamo con estremo piacere che l’amico Fabio non è affatto astemio, bravo.

DAI GAS!

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Articolo del 26 Mar 2019 by Alfredo
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