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03-09-2018 Ferrata delle Taccole (Vetta delle Buse)
Siamo a Novezza di Ferrara di Monte Baldo, poco più a Nord del Baito di Novezza, appena dentro il territorio Trentino (vicinissimo al confine col Veneto). Sono appena le 06:30 ed il sole comincia a spuntare.


Lasciata l'auto in un piccolo spiazzo lungo la strada, nei pressi di un cartello indicatore dei sentieri, prendiamo il sentiero CAI 652 verso il Rifugio Telegrafo.


L'erba diventa rossa così come gli alberi e le fratte.


Ci sentiamo a nostro agio perchè sembra di essere sulla Majella! A parte il panorama, l'ambiente è del tutto simile al Feudo Ugni. I pini mughi sono ovunque


Il sentiero si allaccia all'autostrada CAI 658.


E spuntano anche i camosci del nord!


Prendiamo la deviazione che ci porta al famoso Rifugio Telegrafo (2147 mt - ore 08:00). Prima del rifugio c'è un particolare monumento agli Alpini.




Da qui, tramite uno scomodo traverso, riprendiamo il sentiero 658 di prima (la deviazione l'abbiamo fatta appositamente per vedere da vicino il Telegrafo). Ed ecco che si scorge il "piccolo" lago di Garda che è semplicemente il più esteso d'Italia.


Lungo il sentiero, sulla destra, c'è un'evidente forcella che indica la deviazione che porta alla ferrata delle Taccole (obiettivo di oggi).


Ci vestiamo da alpinisti e scendiamo lungo uno "sbraciato" ghiaione.


Qui ci sentiamo ancora più a casa


La traccia è segnata da sbiaditi segni rossi e prima di arrivare in fondo alla valle, si gira a sinistra fino ad incontrare la targa metallica che indica l'attacco della ferrata (ore 09:00).


Alziamo lo sguardo e ci rendiamo conto che è davvero verticale!


Purtroppo le difficoltà sono notevolmente aumentate dalla roccia bagnata (il giorno precedente ha piovuto) che non ci permette si sfruttare gli appigli naturali. Dobbiamo quindi procedere da grezzoni, tirandoci di forza al cavo metallico.


Ma noi siamo abituati alla fatica, ed anche in questi casi il sorriso non manca.



La verticalità non diminuisce praticamente mai.



Nelle relazioni è scritto che questa ferrata è ben attrezzata ma in alcuni punti le staffe metalliche sono abbastanza lontane fra loro. Lo posso confermare, infatti non potendo sfruttare l'aderenza sulla roccia, e vista la mia altissima statura, sono costretto a fare delle vere e proprie "scacchiate" con le gambe.


Nella prima parte va avanti la Puzzola, poi facciamo il cambio di posizione.


Mio fratello fa un riposino sospeso nel vuoto...


Il rifugio Telegrafo e la chiesetta di fianco, sovrastati dalla Cima Telegrafo, sono ben visibili.





Finalmente c'è uno spiazzo dove poter rifiatare.


Ora arriva la parte più difficile, una fessura verticale (tanto per cambiare) completamente bagnata che finisce in un camino ancora più verticale.



Facendo un pò di "oh hissa, oh hissa" superiamo anche questi passaggi.


Siamo fuori dalle difficoltà.


Ci aspettano pochi altri semplici passaggetti in mezzo alle fratte e ci sembra di essere tornati sulla Majella.


Alle 10:00 siamo sulla pratosa Vetta delle Buse (2155 mt)!


Purtroppo la nebbia va e viene e non ci permette di godere appieno il panorama, ma non ci impedisce di brindare all'impresa!


Camosci al pascolo con lo sfondo del lago.



Dalla Cima si riprende comodamente il sentiero autostradale 658 che percorriamo a ritroso.



Un omaggio al CAI di Verona.


Alle 11:50 siamo di nuovo alla macchina, giusto in tempo per andare a pranzo!


Viva la montagna e chi la rispetta!


Forse vi chiederete, "ma avete percorso 570 Km solo per fare una ferrata di mezza giornata?". La domanda è lecita e la risposta la trovate in questa foto...


Yhauuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu!!!



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Articolo del 17 Oct 2018 by Marco
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