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25/26-11-06 Due giorni in alta quota
Questa volta il gruppo “Camosci d’Abruzzo” si è diviso in due, o meglio, un contrabbandiere del gruppo è fuoriuscito per andarsene da un’altra parte.
Non sono stato bastardo però, ho avvisato ed ho invitato gli altri camosci ad effettuare un’escursione di due giorni…vero?
Sabato 25/11/06, attacco di “Fosso la Valle”, 700m circa (Palombaro).
Siamo in tre: io (l’unico camoscio), Alessandro l’invincibile (ha partecipato ad altre escursioni e scalate con noi) e Giovanni il tedesco (persona psichicamente instabile).


Iniziamo a camminare alle ore 15:00, saliamo lungo il maestoso vallone senza incontrare la minima traccia di quelle infestanti, fastidiosissime e bastardissime pianticelle pelose chiamate “ortiche” (d’estate è pieno, viene il terrore solamente a guardarle).
Con le lampade frontali accese raggiungiamo il rifugio “Martellese” (2035m) alle ore 18:00. Non fa molto freddo e l’innevamento è scarsissimo, quasi inesistente.


Nell’accogliente casetta c’è un bel caminetto che aspetta solamente di essere acceso…ci pensa il tedescaccio a farlo.
Prende i tronchi posti esternamente al rifugio e li fa ardere nel camino.
È uno spettacolo vedere le fiamme che scintillano nell’oscurità di queste pareti…mancano solo gli arrosticini.
Il grande Alessandro ha pensato al lato alimentare della spedizione, ha portato: un fornellino, dei tegamini, le posate, e, cosa più importante, il cibo.
Anche Giovanni ha portato un fornellino da campo, in questa maniera possiamo cuocere più rapidamente i risotti liofilizzati.


Alessandro e Giovanni…che cuochi!


Si mangia!
Oltre al riso, Alessandro ha pensato bene di portare anche delle scatolette di carne…sì nu fregn’!
Dopo la lauta cena, andiamo fuori e con la neve laviamo le stoviglie.
Alessandro mi stupisce sempre di più…ha portato anche detersivo e spugnetta.
Ci facciamo una passeggiata, sotto un cielo stellatissimo, per digerire e osserviamo il panorama notturno: il Monte Acquaviva e Cima Murelle, ci osservano silenziosi nell’oscurità come se fossero assopiti dopo una lunga giornata di faticoso lavoro.
Torniamo dentro, il tedesco con la faccia da tunisino alimenta nuovamente il fuoco con altra legna ed il rifugio diventa un forno crematorio.
“Giuvà, ma che t’ si ‘mbazzit’!” (Caro Giovanni, credo che abbia esagerato, il tuo atteggiamento sfiora la follia!)
Ci corichiamo in un ambiente pieno di fumo ad una temperatura prossima ai “40°C” (io sto nel sacco a pelo praticamente nudo: mutande e maglietta…prima stavo solo in mutande).

Domenica 26/11/06, ore 05:20.
La sveglia del mio telefono inizia a suonare incessantemente fino a farci balzare giù dalle scomode brande.
Il saggio Alessandro prepara la colazione: condensato di latte in tubetto di dentifricio, disciolto in acqua bollita con il fornellino.
Inoltre, biscotti, marmellata e tavolette di cioccolata…che lusso!
Ricomponiamo i nostri mastodontici zaini, ci vestiamo, ci imbrachiamo e, alle 06:40, partiamo.


Il sentiero che transita sopra la “Valle dell’Inferno” è molto stretto e ricoperto di neve bastarda (neve fresca che ricopre neve ghiacciata), gli scarponi sfondano bene ma a volte scivolano.
Anche se, facendo molta attenzione si può proseguire ugualmente, decidiamo di calzare i ramponi per una maggiore sicurezza (sarebbe da idioti scivolare e farsi male sapendo di avere i ramponi nello zaino).


Arriviamo alla “Carozza” (la sella che divide il “Martellese” dalla cresta delle “Murelle”), il tempo è bellissimo, c’è il sole, fa caldo e non tira vento.
Allora non è bellissimo...è bruttissimo se si deve percorrere una cresta ghiacciata!
Iniziamo a salire questa bellissima ma friabilissima cresta innevata (cresta E).


In alcuni passaggi il paesaggio è veramente glaciale.
Usciamo dalle difficoltà e percorriamo l’ultimo tratto di cresta prima della salita finale.


La salita finale.


Si vede la croce di vetta.
Alle ore 09:30, Alessandro, Giovanni ed io (Alfredo) raggiungiamo i 2596m di “Cima Murelle”.


Foto di vetta, un pezzo di cioccolata, un sorso d’acqua e via in discesa lungo la rocciosa cresta SO.


L’ambiente è veramente maestoso!
Finita la cresta, risaliamo fino alla sella fra “Monte Acquaviva” e “Monte Focalone”, siamo a 2692m.


In questo luogo mi metto in collegamento telefonico con il caro ‘Ndonio che si trova in compagnia di quel folle fuori di testa di Giustino e dell’ing. analfabeta di Marco però, il caro amico ha un cesso di telefono e casca immediatamente la linea, cerco invano di richiamarlo ma, niente da fare.
“Uè ‘Ndò, jett’ ssù cess’!”  (Senti Antonio, credo che sia ora di introdurre il tuo telefono, ormai vecchio ed obsoleto, nel cassonetto dell’immondizia!)


Scendiamo, per un canale innevato, nella valle delle “Mandrelle” (la valle che separa la cresta del “Monte Acquaviva” dalla cresta del “Monte S.Angelo” o, “sentiero dei camosci”).
L’ambiente è formidabile, non c’ero mai stato con tutta questa neve, si, non è eccezionalmente innevato però, fa un bel  effetto.


Durante la discesa incontriamo anche dei camosci che scorrazzano come camosci (bel paragone!) fra le ripide rocce della valle.


Alle 13:00 precise arriviamo a “Piano la Casa” dove effettuiamo la pausa pranzo: panino con bresaola diviso in 3, fette di pane con marmellata e tavolette di cioccolata.
L’intelligentone  di Giovanni non vuole mangiare in quanto si vuole abituare a sopportare le difficoltà in maniera tale che, quando si dovesse trovare in montagna in situazioni estreme senza mangiare, lui è pronto!
Sotto un sole bestiale riprendiamo il cammino, raggiungiamo fonte “Milazzo” e ci tuffiamo nella valla di “Macchia Lunga”. (Durante la discesa non scatto foto perché l’avrò percorsa circa “6000” volte!)
Alle 16:00 precise siamo a Fara San Martino (458m) però, la macchina, è parcheggiata a Palombaro.
Appena fuori il paese, prima del pastificio, prendiamo una sterrata sulla sinistra, inizialmente è pianeggiante poi, si fa ripidissima (l’intelligenza allo stato puro del tedesco, tira a morte in salita perché è un buon allenamento).
In circa un’ora raggiungiamo “Capo le Macchie” (628m) ma, dobbiamo camminare ancora.
I nostri piedi sono distrutti, le nostre gambe quasi e, dentro di noi non c’è rimasta una goccia d’acqua. Accendiamo le frontali, è ormai buio, la nebbia pone un altro ostacolo alla nostro gia difficoltoso percorso ma noi non ci arrendiamo. Si, i sacchi a pelo per affrontare un'altra notte fuori li abbiamo però, quello che non abbiamo è la voglia, bisogna tornare a casa per lavarci e per mangiare.
Percorriamo un altro scomodo e poco visibile sentiero in mezzo al fango, passiamo sotto al bivio per “Grotta S.Angelo” e, alle ore 18:00…


… raggiungiamo la cara dolce macchinuccia del caro amico Giovanni.
Tutto il giro è stato qualcosa di straordinariamente straordinario poi, in compagnia di due amici così, è stato ancora più straordinariamente straordinario.
W l’Abruzzo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Chiedo scusa per gli errori ortografico - grammaticali ma non ho avuto il tempo di rileggere il tutto in quanto dovevo portare a spasso il cane.
Che scusa del cavolo! Se il cane non c’è l’hai! Di piuttosto che non sai scrivere.
 



 
 
3 Commenti
Articolo del 28 Nov 2006 by Alfredo
by ronin @ 29 Nov 2006 12:39 pm
Noooooooo, il mitico Giovanni!!!!!!!con la sua mitica auto-frigorifero!!!!!!
Svizzero?????No NORI



p.s.
attenzione, si narra che giovanni abbia 3 gambe sad
by alfredo @ 29 Nov 2006 01:28 pm
no, non è una voce di corridoio, è la verità tongue
by camosciojustin @ 11 Dec 2006 11:50 pm
Alfre' ti sei divertito? fortunatone hai beccato pure due camosci a 4 zampe!
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