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03-09-2006 Cresta SSE Corno Grande
Giovedì…tempo splendido, venerdì…ancora meglio, sabato…fa caldo e non si vede una nuvola. Per domenica si prevede ancora tempo buono…cosa facciamo?
I miei amici camosci si separano per un giorno e partecipano a due escursioni diverse, organizzate in compagnia di simpaticissima gente. Mi propongono di unirmi a loro.
Io, per non deluderli, non prendo una decisione concreta e li lascio con il fiato sospeso.
L’idea che il tempo di domenica sarà ottimale mi turba…mi piacerebbe approfittare e sfruttare l’occasione per effettuare una via sul Gran Sasso.
Non riesco proprio a stare tranquillo: l’ago della bilancia della solenne decisione rotea a vuoto come una pompa di un pozzo che cavita per carenza d’acqua.
Immagino i volti dei miei amici che orbitano intorno alla mia testa dicendomi: “Vieni con meeeeee, vieni con meeeee” però, da lontano, vedo il miraggio del corno grande illuminato dal sole che mi tende le braccia.
No, devo resistere, non devo cadere in tentazione.
Sabato sera squilla il telefonino:
-    Pronto?
-    Ciao Alfrè sono Alessandro!
-    Uè ciao Alessà, qual buon vento (veramente non ho detto proprio così)
-    Domani vai in montagna?
-    Io vado SEMPRE in montagna!
-    Mi posso aggregare?
-    Si, mi fa molto piacere!
-    Cosa fai?
-    Mi piacerebbe fare una via al Corno Grande (il demonio mi ha tentato!).
-    Vabbè a che ora ci vediamo?
-    Alle 05:00 am allo stadio.
-    Ok ciao.
-    Ciao.
Alessandro è un vecchia conoscenza con cui ho condiviso diverse esperienze alpinistiche, non posso rifiutare. (Bravo! In questo modo hai scaricato la colpa della bastardata al tuo vecchio amico che non vedi da tempo!)
Domenica 3 settembre 2006, Campo Imperatore ore 07:00.
Con gli zaini carichi di attrezzatura iniziamo a camminare verso la Sella di Monte Aquila.
Dopo cinque minuti di marcia squilla il telefono… “Questo è sicuramente Antonio che mi farà una delle sue ramanzine” (me lo merito):
     -   Pronto?
-    Ueeeeè, addo scti? (caro Alfredo buongiorno, dove ti trovi in questo        istante?)
-    Cià Giuglià, sto a Campo Imperatore e vado a fare la via dello spigolo al Corno Grande.
-    Chi set’? (chi siete?)
-    Io, mio fratello ed Alessandro, un amico di Giovanni il Tedesco!
-    Ma addò c… li vì ppià tutt’ ssà ggent’!?! (ma dove riesci a trovare sempre un compagno che ti accompagni nelle tue uscite!?!)
-    Sai, mi ha telefonato ieri sera e…
-    Vabbè cià.
Tronca la telefonata come al solito e mi lascia come un baccalà (non vi preoccupate, per Giuliano è normale!).
Bando alle ciance, bisogna proseguire.
Per il sentiero n°3 raggiungiamo la Sella di Monte Aquila (2335m), subito dopo prendiamo il bivio per la direttissima (sentiero n°4) e transitiamo per la Sella di Corno Grante (2421m) e per ripide ghiaie arriviamo al Sassone (2500m).
Proseguiamo fino al bivio per il bivacco Bafile dove ci imbrachiamo e ci mettiamo i caschi.
Il sentiero è friabile e pieno di detriti caduti dai canaloni sovrastanti però dobbiamo percorrerlo per circa 100m.


Usciamo fuori e, per ghiaie, raggiungiamo una cengia che taglia la parete e ci conduce al filo dello spigolo della cresta SSE.
Estraiamo dagli zaini le corde di “fuoco” e ci leghiamo.


Primo tiro: arrampico per circa 50m su un III fino ad una bella sosta che mi attende a braccia aperte.


E’ il turno di Alessandro, arrampica tranquillamente e senza problemi.


Poi sale Marco, sempre con il suo metodo fragoroso.
Seguono altri due tiri della stessa difficoltà fino ad incontrare una parete liscia e un po’ strapiombante …“E adesso?”
Tiro fuori il “magico” foglietto con su scritta la relazione della via e traversiamo, in leggera discesa, sulla sinistra la parete.


Con una fettuccia chilometrica attorno ad un masso Alessandro attrezza una sosta.


Bisogna effettuare un passaggio obliquo, non difficile ma, abbastanza esposto. Saliamo poi a zig zag (faticoso per via della difficoltà di scorrimento delle mezze corte) lungo un facile ma liscio diedro…


… ed arriviamo ad una scomoda sosta.
La relazione descrive ora un passaggio di IV, ci vado convinto e concentrato. Effettivamente gli appigli sono meno accentuati del solito ma, con un po’ di attenzione, lo supero senza problemi.
Il resto del tiro di corda (molto lungo) si aggira intorno al III.
Arrivo ad una cengia bella ampia…ma che dico!…ecco un terrazzo dove mi sorride  uno spezzone di corda da 11 (‘na capezz’) tra due chiodazzi che forma una sosta tanto solida da poterci parancare una scrofa da due quintali.
Tutto procede secondo schema: prima Alessandro poi Marco che recupera il materiale.


Ora ci aspetta il tratto chiave della via: un passaggio di IV+, secondo la relazione del mio libro delle vie del Gran Sasso, mentre, secondo altre relazioni prese da altre fonti il passaggio è un 5b.
Se ha ragione la seconda ipotesi…sono cavoli amari.
C’è un solo modo per scoprirlo: bisogna verificarlo direttamente.
Si tratta di un diedro appena accentuato con una stretta fessura al centro.
Due chiodi sono infilati dentro di essa…proprio dove voglio mettere le dita per tirarmi su.
Supero il passaggio con un paio di spaccate e non mi vergogno a dire che ho usato un rinvio come appiglio senza neanche sforzarmi a cercare i movimenti esatti (in falesia, con le scarpette e con le vie spittate, si guarda molto, giustamente, alla tecnica; in montagna invece, l’importante è salire (Antonio insegna)).
Continuo la progressione senza problemi ed arrivo ad un diedro friabile formato da massi sovrapposti. Non lo scalo con la tecnica con cui si dovrebbe superare un passaggio di questo tipo ma lo aggiro in quanto non ho fiducia della solidità degli appigli.
Subito dopo ecco una cengia, non molto ampia ma abbastanza capiente per noi tre, dove è d’obbligo attrezzare una sosta.


Alessandro, in forma smagliante, sale con una buona tecnica (per quello che riesco a vedere) e supera l’ultimo e delicato passaggio scalando il diedro proprio come si dovrebbe fare, molto bravo.
Tocca a Marco. La corda non viene, suppongo che abbia difficoltà ad oltrepassare il primo difficile passaggio. Dopo qualche minuto comincio a recuperare la corda in maniera molto rapida …“Ma starà correndo?”.


Ecco che compare velocemente sotto di noi; supera il diedro con una tecnica ancora diversa dalla mia e da quella di Alessandro.
Appena ci raggiunge gli dico ironicamente: “Ah, ah, sì schiattat’ a lu prim’ passagge!” (Allora? Hai avuto alcune difficoltà nel superare il primo ostico passaggio?).
Marco: “Ma sctatt’ zitt’, vulè vedè attè a levà ch lu rinvije mbrizzicat’ a ch lu chiov’!!” (Scherzi? Il passaggio non è stato affatto impegnativo ma ho trovato molto scomodo togliere il rinvio infilato forzatamente in quello scomodo chiodo!)
Di fronte a noi c’è un massone strapiombante…scalarlo direttamente non rientra nelle nostre capacità tecniche perciò, si deve aggirare.
A sinistra c’è una fessura friabile con un chiodo. Si deduce che la via sia quella, mi appresto quindi ad affrontare il passaggio quando… “Alfrè aspetta, da quest’altro lato c’è un altro chiodo!”
Torno indietro e mi affaccio sul lato destro del macigno e… “Freeeect!”
Una placca liscia con uno strapiombo abissale ai suoi piedi.
Rimango un po’ sconvolto dall’esposizione ma, guardando attentamente, scopro che si può superare senza molte difficoltà.
Con estrema attenzione traverso sulla destra e con calma raggiungo il chiodo dove posso rinviare.
La placca è liscia e scarsa di appigli ma è molto solida e ruvida le scarpe perciò hanno una tenuta eccezionale. Salgo su e… “Ma vatt’a sparà, chissà che mi credevo che era!” Proseguo arrampicando senza problemi fino a trovare un comodo posto con uno spit ed un chiodo dove poter infilare il mio fettuccione rosso comprato nel 1998 in un negozio ubicato presso…


Alessandro affronta con classe la liscia placca e poco dopo mi raggiunge.


Quando si resta da solo in sosta non c’è nessuno che ti fotografa, percui…
Il trombettiere di mio fratello sale veloce come una frezza…ma che cavolo si corre!
La pendenza è diminuita drasticamente e con lei anche le difficoltà.
Procediamo di conserva sugli ultimi semplici ma espostissimi “chilometri” che ci separano dalla vetta.
Arriviamo sulla parte piana della cresta, il panorama è mozzafiato, le aquile volteggiano in cielo come fossero falchi, purtroppo sono solo cornacchie!
Si scopre la cima, come sempre sembra il mercato di Cepagatti…anzi, mi hanno detto che a Cepagatti c’è meno gente…sembra Porta Portese.
C’è persino gente, ferma al semaforo, con spatole di gomma che puliscono gli occhiali da sole in cambio di una lauta mancia (non è vero, ho detto una cavolata).
Ore 13:20, la vetta (2912m). Impossibilitati, per via del traffico (siamo arrivati all’ora di punta!), di scattare una foto con la croce,…


…decidiamo di riporre prima l’attrezzatura, poi di mangiare il meritato panino ed infine…


… di farci immortalare.
Ore 13:55 (abbiamo sforato di ben 15 minuti!), si riparte.


Scendiamo per la facile ma molto levigata (a causa dell’incredibile transito di gente) cresta ovest.
Giungiamo alla Sella del Brecciaio (2506m) e, per comodo sentiero torniamo alla Sella di Monte Aquila.
Percorrendo la via normale, alle ore 15:55, torniamo alla macchina.
E’ stata proprio una bella via, complessa ma allo stesso tempo molto divertente e di grande respiro.
Come dice il “saggio” Antonio : “Grazie montagna per esserti fatta calpestare”…si, perché in vetta ho sentito delle persone dire: “Abbiamo sconfitto il Gran Sasso”.
Io non la penso così anzi, secondo me è il Gran Sasso che si è lasciato scalare perché credo che lui possa ingoiarci quando gli pare e piace senza dover battere ciglio.
Comunque, ci siamo divertiti tantissimo e non abbiamo avuto problemi di alcun genere (normalmente una cordata formata da poco manca di affiatamento).
Sono rimasto piacevolmente sorpreso da Alessandro: l’ultima volta che siamo usciti insieme (nel lontano 2003) era molto forte ed allenato ma, questa volta l’ho trovato come una bestia…fisicamente fortissimo e tecnicamente molto preparato.
Vabbon, avasct a chiacchirìà mo m’ n’ deng da jì, m’attocc aiutà mammà affà l’ buttije.
(Benissimo, è giunta l’ora di porre termine al racconto, purtroppo devo mantenere fede ad un impegno, devo aiutare la mia genitrice a preparare le conserve di pomodoro per l’inverno).
Certo che gli amici Camosci perdonino la mia bastardata, colgo l’occasione per porgere distinti saluti.











1 Commenti
Articolo del 05 Sep 2006 by Alfredo
by alfredo @ 05 Sep 2006 11:19 pm
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