Solo per una manciata di chilometri non ho seguito il consiglio di
Giustino cioè, parcheggiare la macchina davanti casa di Antonio (Fara
Filiorum Petri) ed iniziare l’escursione.
Ho parcheggiato invece presso la località Balzolo di Pennapiedimonte (700m circa).
Ore 08:30, Marco ed io iniziamo l’escursione sotto un tiepido sole
(6780000000 °C) e zainetti leggeri sulle spalle (circa 15Kg).
Dopo
circa un’ora di cammino su strada sterrata lungo il vallone delle Tre
Grotte, arriviamo ad un bivio. Sulla sinistra, oltre il letto del
torrente, parte il sentiero n°4. Lo seguiamo ed iniziamo a salire
ripidamente nel bosco.
Oltre ad essere ripida, questa salita è anche molto, ma molto pall…ehm…noiosa.
Entriamo nel bosco alle 09:50 e usciamo alle 12:20.
Ci troviamo sulle Gobbe di Selva Romana dove si può ammirare la mastodontica parete nord di Cima Murelle.
Proseguiamo lungo la panoramica cresta (panoramica in parte…siamo in
mezzo ad una foresta di pini mughi che sembrano abeti canadesi) fino ad
arrivare al punto più alto delle Gobbe dove si apre una radura.
Sono le 12:50 ed è ora di mettere qualcosa sotto i denti.
Panino con la pancetta! Mmmmm, che buono!
Il ciacone (suino, maiale…porco) di Marco si mangia pure le mani.
Non c’è nessuno che ci controlla ma, noi siamo rispettosi delle regole e sostiamo solo 20 minuti.
Riprendiamo il cammino in salita fra i pini mughi con l’intento di raggiungere il sentiero del fontanino.
Dopo circa mezz’ora sbuchiamo sul più famoso sentiero della Majella.
C’è ancora il sole ma in lontananza si vedono nuvole minacciose che non promettono niente di buono.
Man mano che guadagniamo quota il vento si fa sempre più freddo, mio
fratello pone subito rimedio indossando un capo antivento, invece io
resisto ancora sperando di risalire il “Pratone” al riparo (niente di
più sbagliato).
Arrivo alla fine del tratto erboso simbolo dell’intero gruppo montuoso ed il vento “m’ s’ngoll” (quasi mi spazza via).
Anch’io come mio fratello pongo rimedio al problema indossando una giacca a vento e proseguo per la cima.
Da qui si vede il Monte Amaro che sta diventando nero dalla rabbia,
forse perché si fa mettere troppo spesso i piedi sulla testa! (questa è
proprio una str…stupidaggine).
Arriviamo sul Monte Focalone ma, sostiamo giusto il tempo per scattare
una foto (i nuvoloni che si avvicinano non consentono lunghe pause).
Andiamo avanti ed ecco Cima Pomilio, poi, il secondo ed il terzo portone a passo sociale.
Siamo sotto Monte Amaro, proprio vicino al grande inghiottitoio, non si
vede una mazza, le nuvole nebbiose hanno azzerato quasi del tutto la
visibilità.
Come dei cani da caccia, camminiamo a testa bassa, orecchie dritte e glutei all’aria alla ricerca della traccia per la cima.
Sotto un vento gelido, fra le nebbie più profonde, scorgiamo la sagoma tondeggiante del Bivacco Pelino: “Freeeeect!” (caspita!)
Alle 16:50 tocchiamo i 2793m della cima di Monte Amaro.
Anche qui solo due foto ricordo e via…con questo ventaccio non conviene posizionare la macchinetta per un autoscatto!
Mi affaccio all’oblò del bivacco e, fra la coltre di condensa
depositata all’interno del vetro, scorgo a malapena uno zaino sulla
panca.
Non c’è tempo per entrare, bisogna continuare, se a Grotta Canosa vogliamo arrivare, occorre di corsa camminare.
Deambuliamo in discesa alla cieca per circa mezz’ora fra: vento, nuvole, nebbia, freddo e ghiaccio…no…no, il ghiaccio no.
All’improvviso una schiarita, davanti a noi si stagliano le rocce che sovrastano il tanto ambito rifugio pastorale.
Saliamo sopra le rocce, scendiamo qualche metro lungo un facile passaggio ed entriamo nel famoso androne.
Ore 17:20, Grotta Canosa.
Sono quasi morto dal freddo…per otto ore e mezza non ho sentito niente e nell’ultima mezz’ora sono congelato.
Ci cambiamo a volo e ci ficchiamo a razzo nei sacchi a pelo.
Che cavolo di persone siete?! Sono le 17:40 e gia state a letto!! Vecchierelli!
Non mene importa niente, l’orologio, termometro, barometro, altimetro,
citofono, manometro, voltmetro, amperometro, igrometro di Marco misura
5,5 C°…e noi stavamo in pantaloncini!
Sembriamo due mummie nei loro sarcofaghi ma, va bene così.
Alle 19:30 iniziamo a tirare fuori le estremità dal caldo saccoletto ed estraiamo la stozza dallo zaino.
Mangiamo e beviamo come i porci (un misero panino ed una pesca congelata) poi, di nuovo sotto le coperte.
Alle 20:30 una fiamma di orgoglio incendia i nostri animi: “Basta, dobbiamo reagire, in fondo non abbiamo neanche trent’anni!”
Usciamo spavaldamente allo scoperto (indossiamo: micropile, pile in
Wind Stopper, giacca a vento, guanti, cappello di lana, pantaloni
pesanti e scarponi) e ci facciamo un giro nel tentativo di osservare
qualche stella.
Ma quale stella! Non ci si vede dalla nebbia!
Ci rimettiamo a letto e chiudiamo gli occhi.
Ore 22:00, apro gli occhi ed un offuscato puntino bianco si staglia
nell’oscuro cielo, mi strizzo gli occhi e ne vedo un altro…mi concentro
bene e: “Ne sono tanti…le stelle, si vedono le stelle, che bello!”
Di fronte a me una cometa taglia il cielo in due, i miei occhi si
illuminano ed il mio animo risplende di una luce catarifrangente.
Salto su dal letto (non salto giù perché sono gia per terra), mi copro
a dovere e faccio un giro nei paragi. Il vento non si è calmato ma le
nuvole sono andate via. Le sagome dei monti intorno a me fanno da
cornice al magnifico quadro che la natura ci offre. Mi sdraio per
terra ed osservo il cielo che si è riempito di stelle. Il pelandrone di
Marco non ha voluto farmi compagnia però, ha messo la sveglia alle
03:00.
Dopo qualche minuto passato a scrutare il cielo torno nel mio caldo e “comodo” sacco a pelo.
Ore 03:00, l’orripilante suono della sveglia del super orologio rompiscatole di Marco ci fa balzare dalla paura.
Usciamo dalla grotta e, nel freddo più totale (3°C) ci mettiamo a
scrutare il cielo. Riesco a vedere un paio di stelle cadenti e vado via
(non resisto più in quel vento freddo).
Dopo circa un quarto d’ora
si sente un grugnito che rimbomba per tutta la valle…è il suino di
marco che torna allegramente sotto le coperte.
Alle 05:10 suona un’altra sveglia (che palle!). Ora è il turno di osservare l’alba ma forse è troppo presto.
Il cielo sembra prendere fuoco ma il sole tarda ancora a venir fuori.
Interminabili e gelidi minuti passano lentamente ma alla fine ecco…
…l’alba.
Non voglio dilungarmi ancora con questa favoletta, anche perché devo
andare dal barbiere. (veramente ci sono stato ieri ma, mi sono rotto le
scatole a scrivere)
Rizzilem tutt’ (ci apprestiamo a riordinare le
cose che abbiamo messo fuori posto), facciamo colazione e, alle 07:35
ci incamminiamo verso la pianura di femmina Morta.
La pianura di Femmina Morta con il Monte Amaro sullo sfondo.
Passiamo per Forchetta di Majella e scendiamo a Fondo di Majella.
Transitiamo davanti a Fonte dell’orso dove possiamo assaggiare alcuni
aspri lamponi poi, scendiamo per un ripido bosco e, alle 11:30,
tocchiamo l’asfalto della strada per Passo S. Leonardo.
I nostri genitori, che passano “per caso” di li, ci accompagnano a riprendere la macchina a Pennapiedimonte dove, la sera…
…si magna il cinghiale.
Bella scarpinata di circa 2000m di dislivello in salita e quasi 1500m
in discesa. L’unico punto dove fare rifornimento d’acqua è il mitico
fontanino, a 2150m. Se avessimo voluto dormire da qualche altra parte,
c’era solo l’imbarazzo della scelta: il bivacco Fusco (2500m), Il
rifugio Manzini (2523m), il bivacco Pelino (2793m) e la scomoda e
fredda grotta Canosa (2604m).
Ciao a tutti, purtroppo non sentirete
le mie cavolate per circa due settimane, mi prendo un po’ di pausa,
vado in Australia a correr dietro ai canguri (non è vero, non esco
dall'Italia però, mi piacerebbe).
Ho bisogno di ricaricarmi,
ultimamente mi rimane abbastanza difficile riuscire a sparare
minchiate, dovrei passare una settimana con Rossano, Giustino e
Manlio...loro si che sono dei veri esperti (anche il segretario non
scherza anzi...io mi ispiro sempre a lui).
Non temete, tornerò più carico e forte di prima.
Un saluto a tutti i camosci e a tutti i loro amici.