La meteorologia…una scienza che studia gli eventi atmosferici, la
conformazione delle nuvole, i venti, i mari. Racchiusa in essa vi sono
termini quasi impronunciabili o di dubbio significato: isobare,
ciclone, anticiclone, millimetri di pioggia, cumulonembi, cirri, alta o
bassa pressione…
Io guardo se c’è il sole o no, se piove o non piove e se fa caldo o freddo.
Domenica 30 luglio ore 04:05 am, sbatto contro il muro la mia
radiosveglia dopo che ha sancito la fine del mio viaggio nella fase REM.
Ha diluviato per buona parte della notte e voglio sincerarmi delle condizioni meteo.
Come un sonnambulo apro la finestra della cucina e mi affaccio, guardo
il cielo ma non vedo niente, nella mia testa c’è ancora la fata
turchina che stavo sognando qualche istante fa.
Mi concentro, socchiudo gli occhi e aguzzo la vista…vedo due timide stelline che sbrilluccicano nel tetro cielo di fine luglio.
Fantastico, il tempo è buono, possiamo andare tranquilli. (queste sono le mie previsioni del tempo).
Ore 06:10, Capo le Macchie (632m).
Giustino, Marco ed io intraprendiamo il sentiero n°7.
All’appello manca Antonio in quanto è impegnato con il comitato di Fara
Filiorum Petri ad organizzare una delle feste patronali più belle di
tutti i tempi (mi ha mollato 8 biglietti della lotteria a 2,50 € cad.).
Fino alla grotta dei Callarelli il percorso non lo descrivo in quanto
l’ho fatto parecchie volte. Comunque si procede a passo sociale.
Ore 08:40 grotta Callarelli (1553m), una piccola pausa ci consente di
prendere coraggio per affrontare la lunga e faticosa salita che ci
attende.
Attraversiamo il torrente e percorriamo a salire la Valle dell’Acquaviva.
Inizialmente passiamo lungo un traccia sul bordo destro poi, scendiamo sul fondo.
Il tempo è instabile: c’è il sole ma non fa caldo, a volte le nuvole
coprono tutto e geliamo, poi torna il sole e ci squagliamo.
Giustino prova ad imitarlo…ma non ha la classe di Antonio.
Entriamo in un ambiente favoloso: grotte, pareti rocciose, balze erbose, fiori e farfalle.
La salita è dura ma la fatica viene improvvisamente alleviata dall’avvistamento…
… di un branco di camosci.
Non quei camosci…questi.
Sono propri agili!
Riprendiamo il nostro cammino con la gioia nel cuore.
Con estrema fatica guadagniamo la cresta.
Che vista fantastica! La cresta del Monte Sant’Angelo, Cima
dell’Altare, la cresta del Monte Amaro, la Valle delle Mandrelle etc.
Proseguiamo lungo la cresta ed arriviamo all’ultimo interminabile pianoro nebbioso prima della vetta.
Ore 12:45, con passo allegro arriviamo alla croce di vetta.
Scambiamo due chiacchiere…anzi quattro con due persone di S.Eufemia che si trovano li.
Sbraniamo una decina di panini e ripartiamo alle 13:05 (venti minuti come da “regolamento”).
Per ghiaie raggiungiamo l’attacco della cresta di Cima Murelle ed
iniziamo a risalirla. Il tempo non promette nulla di buono: nuvole
vento e temperatura relativamente bassa (11°C) ci accompagnano per
tutto il percorso (dopo tutta l’afa che abbiamo sopportato a Chieti non
mi dispiace affatto!).
Ore 13:50, Cima Murelle.
Ci fermiamo solo per un autoscatto e prendiamo di corsa la via del ritorno.
Scendiamo per la cresta est.
Per facili ma instabili roccette, sotto un tempo nuvolossissimo (non
riesco a capire come ancora non piova!), raggiungiamo “la Carozza”
(circa 2100m).
Qui incontriamo un camoscio delinquente che ci segue di soppiatto, fa
finta infatti di scappare alla nostra vista ma, ce lo ritroviamo sempre
davanti.
Ore 15:10 Rifugio Martellese. Il tempo sembra essersi ristabilito e, dopo una ventina di minuti di sosta, ripartiamo.
Fosso la Valle è proprio bello in questo periodo: il verde ed il colore
dei fiori ci riempie gli animi…in condizioni normali ma, allo stato
attuale (abbastanza massacrati) non ce la sentiamo di ammirare
l’ambiente.
La discesa non è delle più comode ed a volte siamo
costretti a correre per renderla più breve. Giustino sembra aver
assunto sostanze dopanti; sfila una corsa da tenere testa al nostro
amico Mario Silipo (maratoneta d’alta quota).
Alle 17:00 circa
arriviamo all’asfalto ma siamo ancora distanti dalla macchina.
Percorriamo il sentiero che passa sotto “Grotta Sant’Angelo” ed in
circa quaranta minuti siamo alla macchina.
Uscita molto bella e
dura, abbiamo coperto un dislivello in salita di circa 2100m (senza
contare le altre salite come Cima Morelle (circa 200m)), dalla grotta
dei Callarelli in poi non ci sono stati più punti dove far rifornimento
d’acqua perciò, per effettuare un’uscita del genere bisogna portare con
se molti liquidi, un copricapo per il sole e buone gambe.
Sconsigliatissimo essere accompagnati da Giustino, si rischia di non
arrivare in vetta a causa delle cavolate che spara le quali fanno
morire di risate.
Stasera tutti alla Fara sperando che esca il numero del mio biglietto della lotteria (voglio vincere la macchina).
Ciao, scusate le chiacchiere.