Dopo una settimana di stop causa maltempo i “Camosci d’Abruzzo” tornano a far danni.
L’obbiettivo è di percorrere il “Sentiero dei Camosci”.
Fara S.Martino ore 06:25. I Camosci si preparano concentrati per affrontare la lunghissima escursione che li attende.
Ore 06:30 la partenza.
Attraversiamo le strette, ma deturpate dagli scavi, gole ed entriamo nella valle di S. Spirito.
Cominciamo a risalire l’afosa valle con uno scoppiettante passo sociale.
Il caldo atroce ci fa attingere, sin dall’inizio, alle nostre modeste riserve idriche.
La prima fontana è nostra.
Anche la seconda.
La terza invece, a Bocca dei Valloni, eroga acqua non potabile a causa dei lavori effettuati a monte.
Proseguiamo il cammino percorrendo il favoloso bosco della valle di Macchia Lunga.
Incontriamo un simpatico signore proveniente da Fara…Fara S. Martino (la vera Fara).
Volete sapere il suo nome? Sicuri? Sicuri sicuri? Si chiama Antonio. Si, proprio Antonio. Antonio di Fara.
Fra i due Antonii inizia una furiosa discussione che degenera in colluttazione per imporre all’avversario quale è la vera Fara.
Non è vero, gli uomini delle due Fare, camminano parlando
tranquillamente dei più svariati argomenti (il vino, la campagna, le
gabbie dei conigli, etc.)
Arriviamo a fonte Milazzo (circa 1600m) dove possiamo fare rifornimento
d’acqua e di fotografie. (questa frase fa schifo ma non mi viene in
mente altro)
Continuiamo la “dolce escursione” (fino ad ora circa
1100m di dislivello, ne dobbiamo fare ancora altri 1100 circa) fino ad
incontrare un bivio sulla destra. C’è un cartello che indica Cima
Pomicio.
Prendiamo questo sentiero che sale tagliando la costa verso est.
Oltrepassiamo la grotta dei Porci (in basso a destra, sullo sfondo Cima
dell’Altare) e poi seguiamo una traccia in direzione nord che prende di
petto la salita.
Un’altra fonte allevia le nostre pene.
Finalmente si giunge a Piano la Casa (1800m).
Qui il panorama è proprio stupendo! Ci troviamo sulla cresta che sale
in direzione nord/ovest (si scrive NO oppure, in americano, NW. -Io
sono gnorando e scrivo nord/ovest) e si trova tra la valle Cannella e
la valle delle Mandrelle.
Ci troviamo fra asini, cani e cavalli…non si capisce se puzziamo più noi o loro.
Chi è l’asino?
Per gli amanti degli animali domestici ecco una foto del simpatico cagnolino di Antonio di Fara (S. Martino)
Lasciamo il nostro amico Antonio di Fara, che ha il compito di
consegnare una bottiglia di vino al pastore, e continuamo con il nostro
amico Antonio di Fara (lu centron’) verso la croce di Piano la Casa.
Saliamo la ripida e sconnessa costa che ci separa dalla cresta.
Arriviamo alla croce (1983m)
Una panoramica sulla valle delle Mandrelle…
…e sul lago di Casoli.
Si riprende la salita per un sentiero che sentiero non è. Seguiamo
semplicemente la cresta sulla quale ci sono sporadiche tracce segnate
sicuramente dal passaggio di ovini (perché, non ci possono passare i
bovini? –Non li ho visti!).
Sulla nostra destra il monte Acquaviva saluta allegramente il nostro rumoroso passaggio.
Ora la cresta si fa brulla.
Sulla sinistra si scopre la valle Cannella con a capo l’imperatore
M.Amaro che ci saluta facendoci schizzare dalle nuvole delle gocce di
pioggia rompiscatole.
(ma và a zappà, ngi salutà).
Sotto l’occhio vigile del canuto signore che rivendica le origini del
paese da dove proviene, siamo costretti, a 2200m (siamo partiti da
500), a ristrutturare un vecchio omino di pietra. (-ma se prima hai
detto che non c’è sentiero, da dove proviene quell’omino? Chi l’ha
costruito? Allora c’è il sentiero, mi stai a frecare! –L’omino lo ha
costruito l’anno scorso il signore, che da Fara è andato per vent’anni
a Novara e poi è tornato a Fara, durante la nostra prima esplorazione
in questo luogo.)
A volte bisogna superare alcuni passaggi, non difficili ma, efficaci contro la stitichezza.
Occorre anche posare per la stampa, altrimenti che ci metto sul sito?
Ci sono proprio dei bei fiori sulla Majella!
Andiamo avanti per un “comodo” sentiero tritaossa fra sassi smossi e folate di vento africano.
In compenso il panorama è veramente mozzafiato.
Superiamo alcuni delicati passaggi su roccia friabile ed ecco che ci si
presenta davanti ai nostri occhi la bella ed infinita cresta finale.
Fortunatamente, anche pur non avendo effettuato quest’anno altre
camminate di questo calibro, mi sento vispo ed arzillo come un
vecchietto di 175 anni mentre viene accompagnato da una badante
venticinquenne ad espletare i suoi bisogni corporali.
Scappo avanti saltellando grillescamente e scatto una fotografia che…
…fa schifo.
Stramazzo al suolo con un fiatone da far concorrenza al vento che
soffia e mi lascio superare dai miei compagni che transitano
indifferentemente davanti al mio povero corpicino esanime (sto dicendo
una marea di cavolate).
Giustino spicca il volo e macina terreno come un aliscafo diretto verso le isole Tremiti.
Termina finalmente la parte ripida del percorso e si scopre la cima rocciosa del Monte S. Angelo.
Alle 12:40 effettuiamo la pausa pranzo circa 6m sotto la vetta.
Perché non in vetta?
Perché in vetta soffia troppo vento.
C’è vento dove vi siete fermati?
Si.
E allora potete andare anche in cima a pranzare!?
Ma perché non ti fai i ….. tuoi?
Mangiamo, beviamo, ci riposiamo (non è vero, è vietato riposarsi quando
c’è il vicepresidente, specialmente quando ha fretta di tornare al
paese per effettuare la mietitura) e ripartiamo.
Ore 13:00, Monte S. Angelo (2669m)
Se avessimo saputo avremmo mangiato in cima…il vento è notevolmente (leggermente) inferiore al luogo della sosta.
Da qui sopra si può vedere:…
…il sentiero dei tre portoni,…
…la cresta appena percorsa e, soprattutto,…
…il M. Amaro.
Antonio, ormai con il cervello dedicato alla mietitura da effettuare,
prende la via del ritorno senza avvisare nessuno…è partito e basta.
Ci tuffiamo nella valle delle Mandrelle.
Manlio, con il suo look stile “er monnezza” scende disinvolto a valle per il ghiaioso sentiero segnato 8A.
Molti scivoli di neve farebbero gola al migliore degli snowborder,
penso che planerebbe come un apparecchio della prima guerra mondiale!
Ad un certo punto provo ad accennare il lancio di una pallina di neve
ed ecco lo scatenato signore del grano tagliato che si trasforma con
violenza in una mitragliatrice umana e mi seppellisce letteralmente
sotto una montagna di proiettili di neve.
Non ci sono le foto in
quanto l’azione è stata talmente rapida che non ho avuto tempo neanche
di pensare in quale direzione scappare.
La valle delle Mandrelle in tutto il suo splendore.
Si scende lungo il verde sentiero con l’intento di beccare il pastore Domenico per acquistare le sue caciotte.
Arriviamo allo stazzo di Fonte Gelata (1830m) e del pastore neanche l’ombra.
Con la coda fra le gambe proseguiamo per Piano la Casa.
Piano la Casa.
Ecco Domenico che, con il passo felpato, si avvicina verso di noi.
Chiediamo informazioni sul formaggio e torniamo allo stazzo per concludere l’affare.
Un dolce cagnolino ci osserva impaurito nascosto fra le rocce .
Acquistiamo ben cinque caciotte e, quel mariuolo di Antonio, insiste per farcene regalare una sesta scopo assaggiatorio.
Dopo varie insistenze il furbo farese la spunta assicurandoci così una golosa merenda.
Salutiamo il pastore, salutiamo i suoi asini e riprendiamo la via del ritorno.
Fra simili ci si capisce!
Torniamo alla grotta dei Porci dove attendiamo…
…il taglio del cacio.
Gnam
Arghmgg
Ndè 'bbon
Aghh, mo m' zuffoche'
Si mangia con gusto (veramente con fame!)
Si torna nella verde valle di Macchia Lunga, ripercorriamo a ritroso il
sentiero dell’andata e, alle 17:30, raggiungiamo la macchina.
Ci cambiamo, risaliamo a bordo e via verso il bar del paese per scattare la foto di rito.
Alla salute dei Camosci.
E’ stata una bella e lunga escursione effettuata in circa 11 ore
coprendo un dislivello di quasi 2200m, l’acqua l’abbiamo trovata però
fino a 1700m. Qundi, se avete intenzione di percorrere questo sentiero,
poratevi tanta acqua e tante forze.
Saluti e baci.
I baci sono per le donne che... nel nostro gruppo non ci sono.
Un appello a tutti gli esseri umani di sesso femminile (possibilmente fra i 15 ed i 45 anni):
andate in montagna perchè fa bene alla salute, non abbiate paura, Giustino lo leghiamo.
Ciao.