07-05-2006 Canalone di Fonte Rionne
Non sono un maestro come
il Barone Rosso a trasmettere le emozioni però, questo passa il
convento, se vi piace leggete altrimenti cliccate sulla casella
posta nell’angolo in alto a destra dello schermo.
Da Chieti ci spostiamo in autobus (e che autobus!) fino all’altopiano di Campo Imperatore.
Il tempo è bello, ci ridono gli occhi.
Alle 09:15 si parte. Bisogna attraversare la piana fino ad arrivare alla base del canale da risalire.
Fortunatamente il gruppo è di buon umore.
Eugenio Di Marzio (presidente regionale del C.A.I.) si pone al comando del plotone.
Al termine dell’immenso altopiano inizia un sentiero che conduce nel canale.
Questa uscita segna anche il ritorno, dopo l’infortunio, di Massimo Sammartino in montagna.
E’ proprio vero, il lupo perde il pelo ma non il vizio! Il buon Massimo non si smentisce mai: ha dimenticato l’acqua a casa.
Per fortuna ha incontrato la persona che beve meno acqua sulla faccia
della terra! Riempio la sua borraccia dimezzando la mia bottiglia e
ripartiamo.
Inizia la neve. Procediamo con calma lungo il pendio già scalettato dai nostri predecessori.
Oltre al C.A.I. di Chieti, lungo la via, c’è anche un altro gruppo di persone che tenta la vetta del M. Infornace.
Si sale di quota e la neve si ghiaccia; bisogna provvedere.
La salita non è molto difficile anzi, semplice (per il suo genere) e divertente.
Cerco di scrivere il meno possibile così a Giustino non gli si abbirrutano gli occhi.
Eugenio tenta la fuga e noi gli stiamo attaccati come dei vagoni dietro una locomotiva.
Alle nostre spalle lasciamo il resto del gruppo ed insieme ad esso
anche Ndonio e Justin (non si legge Giastin ma proprio justin, in
dialetto).
In realtà non ci siamo staccati per arrivare primi ma,
per non fare confusione, si sono formati vari gruppi con a capo di
ognuno una persona più esperta.
Non so commentare questa foto, l’ho messa perché mi piace.
Il canale si fa più stretto e più ripido; bello, bello.
Ci stiamo divertendo un mondo.
Arriviamo alla sella dove l’azzurro cielo celestiale ci attende.
Manca solo l’ultimo tratto di cresta prima…
…della vetta.
Alle ore 12:00, se la osserviamo mettendoci con le spalle a sud,
giungiamo sulla cima a sinistra del M. Prena…per spiegarci meglio:
partendo da Vado di corno, incontriamo prima il M. Brancastello, poi le
Torri di Casanova, dopo la cima su cui stiamo, ancora dopo il M. Prena,
dopo il M. Camicia etc.
In poche parole ci troviamo, sempre osservando sud, tra le Torri e la cima prima del Camicia.
Giustino si magna la stozza mentre, Antonio e Marco controllano che lo zaino sia in ordine.
La vetta del Prena.
Nel frattempo arriva anche il nostro amico Luciano.
Alle 12:20 lasciamo la cima del M. Infornace e torniamo giù lungo lo stesso canale di salita.
Un altro gruppo invece, guidato da Carlo Ulacco, Luigi Massimo (membri
del Soccorso Alpino del C.A.I. di Chieti) e Gianluca (accompagnatore di
escursionismo) scende da un canale meno ripido e perciò adatto alle
persone più tranquille.
Non scendiamo neanche di 20m che Giustino si ferma a parlare con un
signore che ha bisogno di mettersi il grasso di foca sulla testa per
renderla impermeabile sia all’acqua che al vento.
Anche la discesa ha il suo fascino!
Durante il cammino incontriamo altre persone che salgono.
Il Capo-Farchia non si smentisce mai; deve sempre fare precisazioni, appunti, rimproveri e correzioni.
Nel nostro caso domanda a Massimo il perché scende in modo strano, ma, questa volta, il denutrito compagno gli risponde:…
…“Sturdillì n’ l’ vid lu crepacce?” (traduzione: “Caro signore dal
cervello non posizionato in maniera corretta, i tuoi bulbi oculari non
hanno inviato un segnale visivo che informa l’organo precedentemente
citato che ivi di fronte si presenta un crepaccio?”
Proseguiamo a scendere senza problemi lungo il canale fino ad incontrare il sentiero di salita.
Eugenio, Massimo, Giustino ed io continuiamo lungo il tratto innevato.
Antonio (si deve fare sempre riconoscere), Marco e Fausto escono dalla neve e seguono il sentiero.
Bisogna aggirare anche qualche salto.
Mr. Fara è orgoglioso del suo zaino-frigoriferifero sulle spalle e del
suo porta macchina fotografica-bidone dell’immondizia appeso al collo.
Si torna alla sterrata
C’è chi torna al pullman in macchina…
…e chi a piedi.
Bisogna mettere qualcosa sotto i denti visto che non si tocca cibo dalle 06:00.
Alle 14:20, prima della pioggia, si torna al pullman.
Gli altri gruppi del C.A.I. tornano più tardi senza alcun problema.
Si riparte in autobus,…
…su cui si aggira uno strano figuro, direzione Castel Del Monte ove si prevede vino a fiumi.
Bellissima uscita, adatta a persone più allenate, effettuata in maniera
coraggiosa in quanto, riuscire a portare parecchie persone (non tutte
esperte) in ambienti così severi dove bisogna affrontare passaggi
tecnicamente non proprio semplici, non è cosa da tutti.
Devo complimentarmi con gli accompagnatori.
Questa volta non ho scritto molte cavolate per rispetto di tutte le persone che hanno partecipato all’uscita.
Non temete, quando saremo da soli…