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05-03-2006 Giro nei pressi del rifugio Pomilio
Per iniziare l’allenamento in vista della salita al Castore (cima del M. Rosa) prevista per fine giugno-inizio luglio, abbiamo deciso di recarci sul M. Focalone (2676 m).
Manlio, Giustino, Marco ed il sottoscritto arriviamo sotto casa di Antonio (Fara Filiorum Petri) alle 05:35.
In realtà l’appuntamento era alle 05:30 ma, in quanto il “navigatore satellitare” della macchina di Manlio riconosceva solo Fara San Martino, abbiamo riportato questo piccolo ritardo.
Antonio da buon ex ferroviere di ffss, non ha gradito molto il disguido.
Non credo di avere scelto la giornata ideale in quanto sono già due giorni che soffia un forte libeccio da spostare le case.
Noi, da “bravi alpinisti esperti”, non abbiamo tenuto conto di niente e siamo partiti ugualmente. (brave le melanguele!)


Arriviamo a Mamma Rosa alle 06:25.


Mentre ci prepariamo arriva con un’utilitaria un amico di Antonio che, molto educatamente ci chiede: “Addò c….  iet!?!” (traduzione: dove vi state apprestando ad andare?)
Effettivamente, il forte vento che fin dalla valle ci accompagnava, non prometteva niente di buono.  


Testardi come i muli faresi, iniziamo ugualmente a camminare sotto gli impianti di risalita.
Il vento è molto forte ed a tratti fortissimo. A volte siamo costretti a fermarci aspettando che finisca la folata.
Dopo circa un quarto d’ora di cammino un bisogno impellente di espellere liquidi dal corpo, attanaglia tutti quanti.


Per fortuna troviamo una latrina lungo la via dove possiamo sfogarci.
Il vento è aumentato notevolmente ma noi, come sagge barbabietole, andiamo avanti senza paura (per forza chi non capisce niente non avverte alcuna emozione).


Ormai camminiamo a testa bassa senza guardare neanche più la via.
Ormai inizio a prendere confidenza con questa violenta condizione metereologica e porto un passo lento e soprattutto costante infatti, riesco a non fermarmi mai anche durante le raffiche più potenti.
Comincio a prenderci gusto e cammino sempre dritto senza preoccuparmi degli altri.
Questo incantesimo svanisce di colpo; un urlo disumano mi risveglia dal sogno.
Il signore che abita in uno sconosciuto paesino, a circa 227 m s.l.m., mi rimprovera brutalmente in quanto sono andato avanti senza degnarmi minimamente delle persone rimaste dietro.
Accetto la cazziata in silenzio e mi posiziono in coda al gruppo.


Camminiamo sotto lo skilift per non perdere l’orientamento.
Sembra che questo impianto non finisca mai ma, non finisco di pensarlo che avvistiamo l’ultimo pilone.
Raggiungiamo gli ultimi ripetitori dopo circa un’ora di cammino.


Da qui si apre il panorama su alcune vette, dai contorni sfumati, più importanti del massiccio.


Fa troppo freddo per rimanere ancora, decidiamo di scendere fino al rifugio Pomilio  per vedere in quale stato si trova.


Ecco il nostro caro vecchio rifugio, amico di tante avventure, ridotto ad uno stato di degrado.
Purtroppo l’avvento della stagione fredda ha reso impossibile il proseguimento dei lavori di ristrutturazione.
Tuttavia siamo certi che ci sarà un bel da fare per ripristinare il prezioso servizio nel più breve termine possibile.


Immersi totalmente nella bufera iniziamo il nostro pirotecnico ritorno verso il punto di partenza.


La neve viene sparata talmente forte dal vento che sembra penetrare nei nostri “super tecnici abiti antiproiettile”.


Se un estraneo guardasse questa foto non immaginerebbe mai che stiamo
alla Maielletta.
Raggiungiamo la macchina senza essere mai caduti ma, mentre Giustino si cambia le scarpe, Manlio gli piomba addosso in seguito ad una raffica di vento. Anche gli zaini posati per terra sembrano leggiadri pattinatori sopra un fiabesco lago ghiacciato della lontana Baviera.


Entriamo dentro il più famoso albergo della zona ed aspettiamo circa tre ore che i mezzi spartineve liberino la strada, ricoperta di neve ventata.
Alle 12:00 saltiamo in macchina e dietro uno spazzaneve guidato dallo Yeti torniamo al capoluogo d’Abruzzo destinato a diventare la capitale d’Italia e futura sede del Parlamento Europeo: Fara Filiorum Petri.

 
Concludiamo come al solito l’escursione, anche se non è andata come volevamo.

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Articolo del 07 Mar 2006 by Alfredo
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