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16-09-2018 Diedro Lucchesi di SX + Campanile Livia

Tantissimi anni or sono, ma veramente na frec, che un accompagnatore alpinista del CAI di Chieti (Sergio), ci condusse sul Corno Piccolo, salendo dalla via normale da nord. Una fantastica via di I e II. Fu una giornata memorabile, con noi era presente anche l’attuale presidente dei Camosci Giuliano.
Scendemmo dalla via normale e lungo la risalita alla sella Sella dei Due Corni, sergio ci indicò delle vie alpinistiche di IV che salivano alla Punta dei Due: i Diedri Lucchesi, quello di sinistra e quello di destra.
Da allora tanta acqua è passata sotto i ponti, diverse vie abbiamo scalato, ma questi diedri sono rimasti li ad aspettarci.
Oggi si presentano le condizioni ideali per salire lungo questa breve ma tanto attesa via, ovvero: scarso tempo a disposizione, voglia di arrampicare ugualmente e compagnia scapestrata.
Prati di Tivo, ore 08:30.

Saliamo con l’impianto di risalita fino alla “Madonnina” ed iniziamo l’avvicinamento.



Giuinti alla Sella dei Due Corni, approfittiamo della comodità del luogo per “cacciare le armi”.
Oggi siamo ben 4 persone, si proprio 4.
Un po’ troppa gente per una via alpinistica no?
Dipende dalla difficoltà, dalla lunghezza e dalla capacità degli alpinisti.
Con noi abbiamo: “Er Monnezza” (riesumato da un’antica tomba egizia), “Trombetta” ed il mitico, il celeberrimo, colui che porta la gastronomia per le vette,...

...l’incommensurabile “TRIPPACHEF”!
Oggi ci sono tutte le carte in regola per divertirsi.
Scendendo lungo il vallone dei ginepri, si prende la rampa sulla destra (per forza a sinistra perché a sinistra non c’è niente!) che porta alla via normale del “Campanile Livia”.

Si attraversano le basi di 3 diedri.
Il primo da destra verso sinistra è il Marsilii/D’Armi, il secondo è il Diedro Lucchesi di destra e l’ultimo è il Diedro Lucchesi di sinistra.
Ci fermiamo ad orecchio sotto l’attacco di quest’ultimo.
Forse l’ho sorpassato e per riportarmi sulla destra per riprendere il diedro dobbiamo traversare sopra una cengetta esposta che fa un po’ restringere le vie di scarico.
Una volta arrivati tutti sotto al diedro, si parte veramente.
Questa via è stata aperta il 16 luglio 1756 dai fratelli Camillo e Urbano Lucchesi, due pastori di Bucchianico che portarono il loro gregge di capre a pascolare ai Prati di Tivo per farle cibare dell’erba del Gran Sasso in quanto si narrava che desse un sapore aromatico al latte, poi si scoprì che la notizia era una bufala, messa in giro dagli albergatori dell’epoca per attirare turisti da tutte le parti d’Abruzzo.

In quell’occasione un caprone maschio di colore nero, venne attratto dal richiamo di un camoscio e scappò dal gregge.
Nel tentativo di recuperare l’animale, i due fratelli, abituati a destreggiarsi tra i loro calanchi, non ebbero alcuna difficoltà a scalare questo diedro che prese poi il loro nome. Purtroppo però del caprone non se ne ebbe più traccia.
Torniamo a noi.
Arrampichiamo, stile caproni, in questo diedro.
Ora inutile descrivere i passaggi, ci sono difficoltà di III E IV con molte protezioni da mettere e senza alcuna sosta.

Il baffo killer degli stomaci dei bovini, si inerpica tra le rocce come una rupicapra affamata.

Anche il solatore di Dragonara non si comporta affatto male sulle “verticali” pareti del Piccolo Corno.

E trombetta? Ne vogliamo Parlare? No.


Il passo carpiato del montone rovesciato.


Arriviamo ad una immensa cengia dove sostiamo tranquillamente.



Ci fotografiamo, ci facciamo un riposino, espletiamo i nostri bisogni, ordiniamo una birra al bar….
Oooooooo, dai, diamoci una mossa!

Ecco l’ultimo estenuante tiro, il più tecnico di tutti, quello che non perdona.

Praticamente si inizia a salire nel diedro e poi ci si sposta sull’appigliatissima parete sinistra fino in cresta.

Usciamo proprio alla prima sosta della via normale alla Punta dei Due.

Ci caliamo tutti e 4 alla forcella del Campanile Livia.

Con un passo di III+ saliamo anche in vetta a questo Campanile che è la massima sporgenza del Massiccio del Corno Piccolo sul Vallone dei Ginepri.

La foto di Vetta (ore 13:20, quota 2580m).


Ora, sempre con le corde ci caliamo fino all’attacco.

Quando si lanciano le corde con il vento, guardate che fine fanno!

Anello chiuso, ora dobbiamo solo scendere; cioè dobbiamo prima risalire alla Sella dei Due Corni e poi scendere.
Qualche metro a monte del rifugio Franchetti, finalmente, è ora della nostra ricompensa: un “lauto pasto” con brindisi finale.

Salute.
Il baffuto trippettaro versa anche il digestivo che l'ingordo Monnezza apprezza con avidità.

M: "Mesci, mesci, mesci,mesci..."
T: "pesnso che vada bene così! Purtroppo la quantità di questo nettare non è sufficiente a soddisfare la tua spudorata ingordigia!"

Un pò di relax al cospetto della est del Corno Piccolo e poi si riparte.
Superfluo descrivere la discesa che è uguale alla salita con la sola differenza che la si effettua in senso inverso.

Il maltempo incombe!
Alle 15:40 siamo di nuovo alla Madonnina e poi in cabinovia fino a terra molto prima dell'imminente pioggia.
Cosa dire? Ennesima nova e divertente via alpinistica per il nostro piccolo gruppo in compagnia di persone “poco attendibili”.

Un brindisi a tutti i montagnoli!

P.S. Ho detto una fandonia, questi diedri non furono apaerti dai fratelli di Bucchianico, ma bensì di Casalincontrada!


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Articolo del 14 Nov 2018 by Alfredo
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