Da poco anche su facebook...cercateci!



Visite:


24-08-2018 Ferrata Julia al Monte Canin Alto
Dopo una notte tormentata da fulmini, lampi, temporali e grappe, la tonante sveglia di mio fratello ci riporta nel mondo reale.

Il tempo è meraviglioso, sappiamo però che alle 16:00 verrà una perturbazione, perciò gambe in spalla e pedalare.
Oggi abbiamo difficoltà anche per trovare l’impianto di risalita ma alla fine, dopo Km di asfalto, eccoci a cavallo.



Partiamo dal rifugio Gilberti (1850m) prendendo il sentiero 632 in direzione O.

Il foro del "Monte Forato".

In 25 minuti circa, raggiungiamo la Sella Pila Bec (2006m) dove sorge una costruzione abbandonata (perdonatemi, sono ignorante, non so cos’è!) e si gode un fantastico panorama su tutto il versante italiano di questa magnifica montagna.



Proseguendo in direzione SO per il sentiero che taglia a mezza costa il versante O del massiccio, arriviamo al bivio per la ferrata.

Risaliamo lungo le poco evidenti tracce che costeggiano la morena dell’ormai ex ghiacciaio del Canin.

Come un furetto a caccia di una preda, spunta da dietro una roccia un simpatico individuo in cerca di compagnia.

Dai amico, andiamo insieme, ci divertiremo!


Ambiente austero.
Girovagando sulle tracce dell’ex ghiacciaio, il grande Yeti della Majella, si allontana un attimo dicendo di voler fare una foto artistica…si, si, ho capito! Mi raccomando falla bene!



Anche se non ce n’è bisogno, nello zaino abbiamo comunque i ramponi, la zona non la conosciamo e ci basiamo solo sulle relazioni qindi, la prudenza non è mai troppa.
Giunti ad un grande masso, decidiamo che è il posto più comodo dove sostare per imbragarci e quant’altro.

A dire il vero la sosta è un po’ più lunga del previsto. Roast Man si mangia anche la crosta della porchetta avanzata dal porchettaro della stazione di Chieti tre giorni fa!

Ok, attacchiamo l’ultimo ripido ghiaione che ci separa dalla ferrata.

Il tempo inizia a fare i capricci e le nuvole stanno formando un bel corteo di benvenuto! Benissimo!

Si parte con una catena.

Poi la ferrata vera e propria inizia con un cavo verticale sopra una parete liscia solcata da canali formati da rivoli d’acqua.

È spettacolare ma altrettanto faticosa.



Le difficoltà fisiche si trovano solo in questo tratto, poi diventa moto più scalettato e pieno di perni, scalette, pioli, cavi etc…forse pure troppi!

La salita procede con estrema tranquillità in mezzo ad un mare di risate.

Ad un certo punto, un rumore sinistro interrompe la nostra armonia.

Trombetta sei stato tu? Guarda che abbiamo ospiti!
No, no, questo oscuro strepitio purtroppo viene dal cielo!
Che cavolo! Come ieri la perturbazione può anticipare di un’ora, ma sono le 11!

Ok, cerchiamo di accelerare il passo per uscire almeno da questa gabbia di Faraday della montagna.


Si susseguono passaggi divertenti e affatto faticosi.





Ultimo tratto ferrato e poi siamo in cresta.


Dai su, facciamo i dentisti, cacciamoci sto Canin!

Si prosegue tra la nebbia più fitta lungo la cresta in direzione OSO.

Ore 12:05, siamo in vetta al Monte Canin (2587m).

Una rapidissima foto di vetta.
Poi torniamo indietro di corsa perché iniziano a cadere le prime gocce.
Perturbazione anticipata di circa 4 ore.

La soluzione più rapida per scendere è quella di percorrere la ferrata al contrario, ma ovviamente è anche la più semplice per rimanere arrostiti!
Quindi percorriamo il sentiero, inizialmente su cresta, poi più in basso in direzione E nel versante sloveno.
Inizia la catastrofe: tuoni, lampi, grandine, pioggia e chi più ne ha più ne metta.
Sia benedetto il casco che ci salva le scatole craniche dove nel loro interno si trova quel fantastico organo il quale ci permette di mandare avanti il mondo in funzione delle più disparate condizioni mediatiche dovute alla complessità delle situazioni disarmoniche causate dalle variabili metafisiche del cosmo.

Devo dire che: ci stiamo bagnando come pulcini, non ci si vede ad un palmo dal naso, fa freddo, la grandine ci sta picchiando, ma siamo contenti e ridiamo come ebeti al sole!

Le pareti grondano come le cascate del Nicaragua,

gli stambecchi si divertono,

e Roast Man beve come un cammello!

Un supporto tecnico ce lo da il nostro nuovo amico friulano che, con il suo super telefono collegato con l’orologio atomico di Innsbruck (ad Innsbruck c’è questo orologio?) e con i satelliti Enterpices provenienti direttamente da Star Trek, ci guida in maniera egregia e millimetrica.

Purtroppo, lungo questo tratto, abbiamo carenza di materiale fotografico dovuta all’elevato funzionamento della materia grigia che ci ha suggerito di mettere via i dispositivi elettronici di immortalamento immagini onde evitare di farli danneggiare dal H2O proveniente dal cielo.

Percorriamo, lo scomodo sentiero, transitando per un impianto di risalita sloveno, risalendo per una pista della stessa nazione per poi riscendere alla “Sella Prevala” (1966m) dove torniamo in Italia.



Ora scendiamo comodamente lungo il “Piano del Prevala”, una larga valle ghiaiosa dove d’inverno sicuramente ci sarà una pista da sci.
Alle 15:30, quando smette di piovere, torniamo al rifugio Gilberti.
Che precisione eh!

La foto che conclude la nostra “umida” avventura, gli impavidi del Canin.
Una volta tornati a valle e cambiati gli abiti dalla testa ai piedi, birra maxi con il nostro amico Friulano e via verso casa.
Cosa dire? Una due giorni e mezzo straordinaria in mezzo alla natura, ottima compagnia, grappa, vino, birra e tanta allegria.
DAI GAS!







0 Commenti
Articolo del 29 Oct 2018 by Alfredo
Nome:
E-mail: (opzionale)
Smile: smile wink wassat tongue laughing sad angry crying 

| Cancella coockie


2005/2011 Camosci d'Abruzzo - Content management powered by CuteNews