Dopo una notte quasi insonne, la mattina sveglia prestissimo per poter ammirare l’alba…forse troppo presto!
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La Est del Corno Grande si illumina di rosso.
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Guardiamo incantati lo spettacolo che Madre Natura ci offre.
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Effetti speciali.
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Qualche “buon tempone” poco attento al rispetto della natura si è “divertito” a sporcare con della vernice rossa le rocce attorno al bivacco.
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Il caffè sta per uscire.
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Noi dobbiamo attendere che scaldi un po’ l’ambiente altrimenti rischiamo di lasciare le mani appiccicate alle rocce!
I nostri amici del Saturday night by Bafile, iniziano pian piano ad andare via.
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Il primo a farlo è un ragazzo di Assisi che si trova li da ben 24 ore…qualcuno “normale” no?
Aspettiamo fino alle 08:20 e poi partiamo.
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Scendiamo fino al canale che, sulla destra, conduce alla Forchetta del Calderone.
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Iniziamo ad arrampicare sotto una fitta nebbia.
Sono semplici passaggi di II e III ma la roccia è orripilante quindi sempre occhio alla penna!
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Incontriamo i fortissimi alpinisti Pescaro/Pennesi che si dimenano tra le nubi alla ricerca dell’attacco della via “Asterobelix”…buona fortuna amici, a presto!
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La progressione è scorrevole e divertente in un ambiente ovattato che attutisce qualche eventuale rumore provocato dall’alimentazione tripposa e vinosa della sera precedente!
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Tra rocce, roccette, salti, saltini, saltelli, arrampichiamo belli belli!
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Alle 09:25 s’intravede la Forchetta del Calderone..WOW.
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Che spettacolo!
Scendiamo per una decina di metri nel versante opposto.
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Poi proseguiamo lungo una cengia sulla sinistra faccia a valle, invece se scendiamo faccia a monte, la cengia ce la troviamo sulla destra…praticamente ad OVEST.
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Ora ci infiliamo in mezzo ad uno stretto corridoio composto da due lastroni di “granitica” roccia e cerchiamo di uscirne fuori.
Prima mossa: togliere gli zaini;
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Seconda mossa: ritirare le panze;
Terza mossa: risalire lo strettissimo camino schiattando fino alla fine;
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Quarta mossa: legare gli zaini alla corda e poi tirarli su di peso;
Quinta mossa: imprecare violentemente quando si rompe la maniglia, dove è agganciato il moschettone collegato alla corda, dello zaino gigante sul quale è legato all’esterno anche il materasso di casa, piccozza anni 70, bastoncini da trekking che non si richiudono e scarponi di scorta incastrandosi irreversibilmente tra le pareti del camino.
Sesta mossa: estrarre il motopicco (martello pneumatico) e rompere i muri affinchè si liberi lo zaino incastrato;
Settima mossa: agganciare il moschettone ad altro appiglio sullo zaino;
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Ottava mossa: tirare di nuovo lo zaino su e finalmente ci si riesce;
Nona mossa: uscire tutti dal camino;
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Andiamo avanti.
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Si prosegue per l’espostissima cengia con estrema cautela.
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I nostri amici sono riusciti a portare a termine la loro impresa. Complimentissimi, a presto!
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Ora bisogna superare prima un semplice e corto tiro di corda e poi un altro più difficoltoso di IV-, ma secondo me è più semplice.
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Con calma, uno alla volta si passa.
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Ancora un semplice canalino.
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Guadagniamo l’aereo filo di cresta.
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Ora, con estrema attenzione, visto che la roccia non è eccezionale, lo percorriamo serenamente.
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Si percorre un sali/scendi.
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Ancora un saltino esposto e poi dritti verso la vetta.
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Però che spasso!
Ore 12:15, tocchiamo i 2912m della Vetta Occidentale del Corno Grande.
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DAI GAS!
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Oggi quassù mi sembra la sagra della porchetta di Campli.
E cosa si fa alle feste? Ci si riveste!
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Di marrone e di celeste il cafone si riveste.
Di celeste e di marrone si riveste il cafone.
Si ma alle feste, non in montagna!
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Ok, scappiamo via da questo caos.
Incontriamo anche una nostra vecchia (non nel senso che è avanti con l'età!
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) compagna di escursioni, due parole veloci per non bloccare l’immenso traffico, un saluto e via.
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Piccola pausa pranzo alla Conca degli Invalidi e poi di nuovo in discesa.
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Ore 15:00, dopo 23 ore torniamo alla macchina.
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Cin cin.