Per celebrare al meglio il giorno di tutti i Santi è necessario
avvicinarsi a loro il più possibile...compatibilmente con il tempo.
La massima elevazione montuosa più vicina a noi è il Monte Amaro perciò, non esitiamo a dirigerci verso la sua cima.
Guado S. Antonio ore 08:10, io e mio fratello iniziamo la scarpinata verso il monte La Rapina.
Sembra che il cielo sia parzialmente sgombro (merluzzo, cefalo,
triglia…) di nuvole però, un fastidioso vento non promette di buono.
La scorsa primavera siamo passati di qui in compagnia di Antonio e
Giustino, si parlava di campagna e di vino, adesso invece, parliamo di
argomenti intestinali.
Per ripidi prati giungiamo in cima al Rapina, il vento è forte ed il cielo si chiude anzi, inizia a piovere…cosa si fa?
Che domanda stupida! Indossiamo le giacche a vento e continuiamo alla volta del Monte Pescofalcone.
Da questo punto in poi non c’ero mai stato senza neve, forse ci sarò
passato una decina di volte ma sempre in ambiente invernale infatti,
credevo che si continuasse per cresta invece, il sentiero passa sulla
sinistra tagliando a mezza costa il pendio per poi salire in cresta
molto più avanti. Si evita così il fastidioso tratto fra i pini mughi.
Ormai non si vede più niente, la nebbia ha offuscato tutto, il vento la
fa da padrone ed il freddo aumenta, ma noi andiamo per la nostra strada
(ci comportiamo in questo modo solo perché siamo pratici della zona
altrimenti dietro front).
Percorriamo una ripida cresta ciottolosa, usciamo su un pianoro carsico
(che razza di termini sto usando? Vuoi vedere che la botta in testa mi
ha fatto male?) e, orientandoci con omini di pietra (non li ha fatti
Antonio), alle 11:10…
…giungiamo al paletto che indica la cima del Monte Pescofalcone (2657m).
Il clima non prettamente tropicale ci consente di effettuare una breve
pausa, giusto il tempo di scattare due foto…tre foto…cioè quattro…
…facciamo cinque e non se ne parla più.
Decidiamo di non andare più sul Monte Amaro, è sufficiente pregarli da quì i santi. Alle 11:15 si riparte.
Considerando che a Caramanico il termometro della farmacia segnava 12°C
alle 07:45 ed il paese si trova ad una quota di circa 600m, qui che
siamo a 2600m e sono le 11:10, la temperatura dovrebbe aggirarsi
intorno a 0°C
Fra le nebbie tipo paesaggio della Transilvania, con castello di
Dracula e lupi mannari annessi, cerchiamo di individuare gli omini che
ci dovranno condurre sulla cresta.
Torniamo giù per la stessa via di salita, fortunatamente a tratti si
scopre amnche parzialmente il panorama (menomale!) inoltre si sentono i
gracchi corallini che volano felici dominando gli spazi infiniti che
sovrastano la nostra montagna.
Ritorniamo sul Rapina e di nuovo giù, sotto una pioggia battente, per
gli sterminati, interminabili, infiniti, eterni prati fino alla
macchina (ore 13:25)
Nonostante le condizioni meteorologiche avverse abbiamo effettuato una
belle escursione di circa 1400m di dislivello. L’unico rifugio
utilizzabile come punto d’appoggio è il Barrasso ma occorre chiedere le
chiavi…sinceramente non so a chi, per sicurezza è meglio chiedere alla
forestale.
C’è un altro rifugio a poche centinaia di metri dall’inizio del sentiero però anch’esso è chiuso.
Spero che nelle prossime uscite venga con noi qualche altra persona,
solo in tal caso posso esprimermi al meglio con la mia letteratura, in
due persone è difficile prendere spunto per scrivere le corbellerie.
Alla prossima.
P.S. Dimenticavo…venerdì sera si magna, anche con la coccia rotta farò una strage. (mi sono tagliato la testa, mica la panza!)