Venerdì 06-10-06 ore 21:00.
Torno a casa dal lavoro e parlo con mio padre, gli faccio il resoconto
della giornata ed apprendo una notizia incredibile, più unica che rara:
ho il sabato libero!
Mi precipito immediatamente al telefono e parlo con Massimo
che, all’inizio della
settimana, mi aveva chiesto di andare in montagna qualora
non avessi lavorato di sabato.
Che bellezza, dopo molto tempo, torno a far danni con Massimo, compagno
di 1000 cavolate, insieme abbiamo fatto la nostra prima cascata di
ghiaccio (cascata S. Giovanni, gennaio 2004), abbiamo aperto vie a
Pennapiedimonte (settore Fratanallo), abbiamo “consumato” i “Merletti”
di Villaceliera, abbiamo arrampicato sulle falesie coperte di neve…e
tante altre belle avventure. Sono proprio contento.
Sabato 07-10-06, Piano del Laghetto (1650m).
Massimo ed io iniziamo a camminare lungo il solito, monotono,
soporifero, straziante, ripetitivo (quest’anno l’avrò percorso
“1000000”di volte!) ma panoramicissimo sentiero per la “Madonnina”.
Si, iniziamo a camminare, ma dove andiamo? Dunque…ci piacerebbe
effettuare una via di roccia bella e non molto difficile, quale fare?
La Saladini- Florio?… fatta da poco; la cresta NNE?…troppo lunga; la
Alesi-Florio?…devo farla con Alessandro perché l’idea è sua; attenti
alle clessidre?…non la conosco. Tutte queste vie si trovano sulla
parete nord…fa troppo freddo, la terra è ghiacciata, meglio cambiare
zona.
Optiamo per le “Fiamme di Pietra” esposte a SE.
La via Chiaraviglio-Berthelet…non ci passa più, poi è troppo
semplice…allora, guardiamo un po’ il libro (la nostra Bibbia)…ecco, si,
si certo, si può fare, possiamo provare a scalare il Campanile Livia
dalla via Valeria. È di difficoltà AD, di circa 140m di sviluppo con
passaggi fino al IV.
Il mio esile compagno di cordata, alle ore 17:00, deve attaccare a
lavorare presso un negozio di Chieti Scalo, per questo motivo, almeno
per le ore 16:00 dobbiamo stare a casa. Per stare a casa alle 16:00,
dobbiamo stare in macchina alle 14:00. Per stare in macchina alle
14:00, bisogna raggiungere la vetta minimo alle 11:30. Per raggiungere
la vetta alle 11:30, occorre attaccarla almeno alle 09:00. Per
raggiungere l’attacco alle 09:00, si deve iniziare a camminare alle
07:00…sono le ore 08:00.
Partiamo con un’ora di ritardo. Per cercare di risolvere il problema,
il caro vecchio Massimo, prende un passo al limite dello skyrunning.
Che cacchio ti corri! Non vorresti mica arrivare all’attacco schiattato?
Ci vorrebbe il Camoscio Mario Silipo che ti imparerebbe un po’ di educazione!
Niente da fare, il ragazzo ha la capa tosta, mi devo adeguare al passo.
Alle ore 08:35 siamo alla “Madonnina” (2028m) ed alle 09:40 alla sella dei due Corni (2547m).
Scendiamo verso il Vallone dei Ginepri ed imbocchiamo il sentiero per
la ferrata Danesi. Percorriamo circa 20m ed arriviamo ad una specie di
forcellino; l’attacco è sulla destra.
Per fortuna che non siamo andati sul versante nord perché troppo freddo!
Non avevo calcolato che, anche se il campanile è esposto SSE, la via
prese da noi in considerazione è in pieno NO…fa un freddo cane!
Ormai il dado è tratto, bisogna salire. Ci prepariamo come se dovessimo
salire la nord dell’Eiger (l’attrezzatura mi esce dalle orecchie, il
mio zaino pesa “200 Kg”) ed iniziamo l’ascesa.
Primo tiro: piccola rampa di III verso sinistra di non semplice
attacco. La prima protezione è un vecchio chiodo arrugginito e
semi spezzato, alla fine di questa si prosegue per facili rocce fino ad
una placca.
C’è una vecchia sosta formata da una storica corda legata attorno ad
una clessidra orizzontale; non mi fido, estraggo un rosso
fettuccione e lo infilo ad un macigno…questa si che è una
sosta! (in realtà non ho visto quella già attrezzata ma, per non fare
brutta figura!…)
Sale il prode Massimo che mi prende in giro a morte in quanto sostiene che io non abbia visto la sosta (è vero).
Secondo tiro: bisogna salire lungo una fessura serpeggiante (così la descrive il libro) che spacca la verticale placca.
Con un po’ di tensione e con le mani ghiacciate inizio ad arrampicare.
Non sono tranquillo, non riesco a salire bene: mi si incastrano le
scarpe nella fessura (quando provo ad estrarle rimangono li, esce il
piede nudo) e con le mani congelate non ho tatto e di conseguenza non
ho forza.
Infilo tre friends in circa 6m…non si fa così.
Il mio grande amico ha un’idea geniale: mi presta le sue scarpette
d’arrampicata che ha nello zaino. Io porto un modello di scarpe basse,
adatte ad arrampicare, con cui arrampico abitualmente sulle vie in
montagna ma, questa volta, non sono idonee al tipo di passaggio… sono
troppo grandi.
Mentre calzo le scarpe di Massimo (caso più unico che raro: Massimo che
presta le sue scarpe a me) mi si iniziano a scaldare le dita.
L’accoppiata scarpette/dita calde risulta vincente…il passaggio me lo mangio (esagerato!!).
Questa foto l’ho presa su una relazione da internet…la macchina
fotografica l’avevo io perciò Massimo non poteva scattare la foto.
Invece questa l’ho scattata io mentre arrampicavo.
La fessura piega a sinistra e diventa un po’ più semplice, esco su una
cengia dove mi aspetta una corda da 11 avvolta a due massi
incastrati…finalmente la sosta!
Terzo tiro: un camino obliquo verso destra III/IV che termina dopo 15m
su di uno spuntone, poi una liscia e ripida ma corta (circa 5m), placca
sulla sinistra porta a due chiodi (sosta).
Secondo altre relazioni, quest’ultima placca è il passaggio più
difficile, lo danno per IV+/V, a mio parere non è così, l’ ho superato
senza grosse difficoltà (sveltone del cavolo!) in quanto, l’ottima
roccia permette un’aderenza strepitosa. Ho trovato molte più difficoltà
nel tratto iniziale del secondo tiro.
Superata questa, la sosta.
L’alpinista ballerino (Massimo) arrampica con disinvoltura (mi manda di
continuo al diavolo perché costretto a salire con gli scarponi e di
conseguenza assume posizioni goffe e faticose) e recupera
diligentemente tutto il materiale.
Arriva in sosta, stanco ma determinato, e mi prende in giro a non finire per via delle scarpe.
Quarto ed ultimo tiro: si raggiunge il filo di cresta per uno
spigolo/camino di III (spigolo/camino!? Cos’è? È uno spigolo con
accanto un camino) poi, per facili rocce, in vetta.
Arrivo in cima e non trovo la sosta, possibile! Una via frequentata come questa non ha una sosta di vetta!
Mi affaccio a SE e, circa 1,5m sotto di me, in parete, ecco una sosta
spittata, con catena di acciaio inox. Freeeeect! Questa si che è una
sosta!
Mi assicuro, assicuro il mio amico ed alle 12:20 siamo entrambi in cima al Campanile Livia (2580m).
Ci piacerebbe schiacciare un bel pisolino su queste comode rocce
assolate ma purtroppo il tempo stringe, il Rudolf Nureyev (non so se si
scrive così) della montagna deve andare a lavorare.
Giusto il tempo di una foto, anzi due…la prima è uscita sfocata, e…
… scendiamo in doppia fin quasi al sentiero.
Foto scattata appeso alla corda.
Sella dei due Corni, rifugio Franchetti, Passo delle Scalette ed alle 14:00 siamo alla “Madonnina”.
Per non sforzare ulteriormente le ginocchia infiammate, il campione di
ballo, decide di scendere in seggiovia, mi lascia le chiavi della sua
auto e se ne va.
Io scendo a piedi correndo verso Piano del Laghetto, prendo la macchina ed alle 14:35 sono a Prati di Tivo…
… dove mi attende Massimo. Aspita che corsa!
Via molto bella e continua, la roccia è strepitosa, non è molto lunga
(circa 140m) e, se fatta in buona compagnia, il divertimento è
assicurato.
Ringrazio il mio amico Massimo per avermi prestato le scarpette e gli
prometto che non accadrà più…non perché non verrà più con me, perché
porterò sempre dietro le pedule.
Alle 16:20 siamo nella “mitica” Chieti Scalo, ora Massimo deve andare a
lavorare (devi schiattare!) ed io posso schiacciare un bel pisolino.
Buonanotte!