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10-09-2006 Anello di Pizzo Intermesoli
E vai! Dopo qualche settimana di pausa, lo zoccolo duro del gruppo “Camosci d’Abruzzo” torna a far danni.
Questa volta è il “Pizzo Intermesoli” (2635m) ad avere l’onore di essere calpestato da noi.
Pietracamela (TE) ore 06:30.
Un gruppetto di escursionisti, provenienti dalle terre del teatino, si addentra nei gelidi viottoli dello sperduto paesino mentre viene illuminato dalle prime (facciamo dalle seconde) luci dell’alba.
Dai su, senza fare troppi giri di parole, il gruppetto siamo noi: Ndonje, Jusctin, Marc’ e Jè.
Nel bel mezzo del centro abitato, in questo momento disabitato, ci sono dei cartelli che indicano un sentiero (un sentiero, non il sentiero…quello che dobbiamo prendere noi), li seguiamo ed in poco tempo siamo fuori dalle mura del paese. Ci ritroviamo a camminare su una sterrata dove ci sono i simboli della Via Crucis. Molto bello e caratteristico, andiamo avanti, attraversiamo un torrente su un ponticello ed arriviamo ad altri cartelli che, con segnali bianco rossi, indicano il sentiero 148 per Intermesoli ed un altro senza numero per Rio Arno.
Noi dobbiamo salire sul Pizzo Intermesoli mentre, quello indicato dal cartello, è il paese chiamato Intermesoli.
Comunque, non avendo incontrato altri sentieri o segnalazioni, pensiamo che più avanti ci siano dei bivi con cartelli.
Andiamo avanti in leggera discesa e dopo circa un quarto d’ora incontriamo effettivamente un bivio con due cartelli.
Menomale, adesso si che cominciamo a ragionare.
Cartello con freccia a sinistra: Intermesoli 30min, sorgenti Rio Arno 1,30h.
Cartello con freccia a destra: Intermesoli 15min.
Che bello, siamo contenti. La nostra cartina indica il sentiero 15 e sul cartello c’è 148.
Nessun problema, ormai è noto che i parchi rinominano i sentieri CAI a loro piacimento, seguiamo perciò l’indicazione per le sorgenti.
Man mano che andiamo avanti, la traccia si fa via via sempre meno evidente ed a volte si perde completamente.
Per fortuna abbiamo con noi l’uomo delle feste di paese, il mangiatore di cipolle, colui che collabora alla costruzione di mastodontici fasci di canne che verranno poi incendiati, l’inventore degli oggetti assurdi, l’uomo che tutti vorremmo come padre: Mr. Antonio Di Fulvio.
Come un capo indiano che guida la sua tribù, assume un atteggiamento da cane da caccia, e ritrova abilmente la retta via.


Come per incanto sbuchiamo sul Colle dell’Asino (1472m), una vasta radura colma di ginepri ove si scoprono le vette incantate che ci circondano: il massiccio Corno Piccolo/Grande, le vette dell’ Intermesoli, il Monte Corvo, la Laga, i monti Gemelli etc.
La zona è veramente stupenda…peccato che mancano ancora 1000 metri di dislivello!
Il sentiero non è molto evidente in quanto vi sono tracce dappertutto però, la vetta è ben visibile davanti a noi e puntiamo dritto…talmente dritto da non seguire nemmeno le tracce fra i ginepri.
Ad un certo punto Giustino dice: “Ndò, sctì sbaià, p’ jì addiritt’ sa dà saje ammond a ch’ lu fagge!” (Egregio signor Antonio, credo che stia commettendo un errore, per far si che la nostra direzione sia rettilinea, è necessario arrampicare, scavalcare il faggio che ci si presenta davanti e riscendere dall’altro lato.)
Perdiamo leggermente quota ed entriamo in una valle con dei prati verdi da favola, come al solito le tracce non sono visibili e, per via intuitiva, entriamo nel bosco e iniziamo una ripida salita.


Dopo circa mezz’ora, riusciamo allo scoperto e ci appare davanti un ripidissimo prato assolato con al centro una sterminata pietraia: “Alla faccia!”
Con la coda tra le gambe iniziamo rassegnati la faticosa salita.


Il delinquente, faccia gialla, doppiogiochista di Giustino, adotta un passo da assassino. Passa sul prato subito a sinistra della pietraia camminando alla velocità del suono. (fino a poco fa diceva di non essere in forma, di aver scelto il giorno sbagliato, di avere le cose sue etc.)
Mio fratello invece, ha optato di salire sul prato a destra della pietraia.
Anche lui adotta il passo sociale.
Io ed Antonio, non badiamo dove passare e rimaniamo indietro al centro della pietraia. La nostra andatura è rallentata parecchio dal fondo sdrucciolevole.
Arriviamo sfiatati alle rocce al termine del prato ed effettuiamo una pausa tecnica.
Il sole cocente e l’assenza di vento mi obbligano ad effettuare la trasformazione: tolgo i jeans ed indosso un costosissimo paio di pantaloncini (2,00 €), sostituisco la maglietta con una canottiera da corsa ed infine incorono il mio capo con una sgargiante bandana gialla come il re dei montanari.
Riprendiamo il cammino, oltrepassiamo le rocce finali e…e…ci accorgiamo che non sono affatto finali: un’altra ripida assolata e noiosa salita ci attende.


Arriviamo finalmente alla fine (fine?) della salita e ci portiamo sul filo di cresta. In questo modo si scopre anche l’altro versante, cioè quello da dove dovevamo salire. Comunque era altrettanto ripido (la volpe e l’uva).


Proseguiamo in salita (si, ancora salita) ma meno ripida, fra massi giganti e rocce smosse fino a raggiungere la croce.


Ore 12:30, vetta settentrionale del Pizzo Intermesoli (2483m).
Uno spuntino, due foto, tre fesserie, quattro camosci e, alle 12:55, ripartiamo alla volta della vetta più alta.
Scendiamo per un centinaio di metri per sfasciumi, arriviamo alla sella e risaliamo, sotto un sole feroce, su un terreno ricco di sassi friabili, rocce rotte, ghiaie ghiaiose e terra smossa, in pratica ci facciamo un tarallo come quello di Penne!


Dietro di noi ci lasciamo le impressionanti ma friabilissime pareti della vetta settentrionale.
La salita è dura ma la fatica viene alleviata da quel casinaro di Giustino,  dalle lezioni di cucina del festaiolo di Antonio e dai giochi pirotecnici di Marco.


In men che non si dica siamo in vetta, ore 13:45, Pizzo Intermesoli (2635m).



Una sosta per riprendere conoscenza e ci tuffiamo a capofitto verso la Sella dei Grilli.

A capofitto il cavolo! Il terreno è così accidentato e friabile che bisogna andarci con i piedi di piombo.


Non è semplice scendere di qui senza cadere almeno mezza volta, ad ogni passo scende a valle un “metro cubo” di detriti, ma noi, siccome siamo dei fregni (delle persone molto brave), riusciamo ad arrivare in fondo illesi, senza arrecare danni alle persone sottostanti (non c’è nessuno) e senza cambiare troppo i connotati alla montagna.
Arriviamo alla Sella dei Grilli (2220m), fotografiamo alcune vacche al pascolo e riprendiamo a scendere verso la Val Maone.


Questa volta la discesa è molto più tranquilla anzi, è proprio divertente in quanto la seconda metà di sentiero è formata da un ghiaione molto sfizioso.
Giungiamo in Val Maone,
 dove al centro c’è un bastone,
 su cui un tempo c’era un cartello,
 invece adesso c’è un uccello,
 l’uccellino vola su,
e noi invece andiamo giù.
Passiamo fra gli imponenti pilastri dell’Intermesoli (a sinistra) e le pareti del Corno Piccolo (a sinistra). L’ambiente è veramente maestoso però, non c’è un’ anima viva.
La maggior parte degli escursionisti del Gran Sasso si limita a raggiungere le vette più famose e, soprattutto, più semplici da raggiungere ma, non è detto che siano sempre le più belle.
Non voglio fare il presuntuoso ma, se per esempio esaminiamo la leggenda di Davide e Golia, sappiamo che il gigante è più forte però, bisogna prendere in considerazione che il piccoletto è più furbo perciò, messi a confronto, Ulisse riesce a sconfiggere Polifemo approfittando del fatto che si trova in stato di ebbrezza come quando ti fermano i carabinieri e ti fanno soffiare l’etilometro che puntualmente si squaglia come un cubetto di ghiaccio dentro il forno di un porchettaro alla festa patronale di Fara.
In poche parole…lasciamo perdere.


Proseguiamo la lunghissima discesa all’interno di questa magnifica valle ed arriviamo al bivio per le cascate del Rio Arno.
Giriamo a sinistra e scendiamo nel ripido bosco per un sentiero poco segnato. Il ripido bosco, poco dopo, diventa il pianeggiante bosco: dobbiamo scendere ancora di 300m ma, con questa pendenza è un po’ dura.
La vegetazione è si molto bella ma, se dura troppo anche il pesce inizia a puzzare come gli ospiti provenienti dall’Australia che si insediano dentro casa tua e ti schiavizzano fino far scattare la fatidica molla all’interno del cervelletto che istintivamente porta al compimento del più insospettabile ed efferato degli omicidi.
In questo caso l’omicidio non avviene però qualcosa in noi sta morendo…la pazienza.
Percorriamo un’infinita sterrata e, quando meno te lo aspetti, ecco che si scoprono alcuni tetti, sembrano tante barche con la vela, ma invece è finalmente Pietracamela.
Finita la mulattiera percorriamo una via chiamata Aquilotti, si, proprio loro, i celeberrimi Aquilotti di Pietracamela, i conquistatori dell’abominevole parete nord del Monte Camicia.
Lo so, potrà sembrare una stupidaggine, ma passare fra queste mura ricche di storia alpinistica mi provoca una certa emozione.
C’è un bivio con un cartello che indica alcuni dipinti antichi ma non è la nostra destinazione e proseguiamo dritti. Poco dopo incontriamo dei turisti che ci chiedono: “Distano molto i dipinti?”
Antonio: “Non lo so, proveniamo da un’altra parte.”
Turista: “Si trovano alla fine delle scale?”
Antonio: “Non saprei, non siamo passati di li.”
Turista: “Come sono? Sono belli?”
Antonio: “Si, veramente bellissimi!”  
Andiamo avanti per i vicoli del paese ed in men che non si dica (ore 16:45) torniamo all’azzurra automobile che ci attende sotto un sole bestiale pronta per cucinare quattro gustose persone.
Escursione bella e tosta di circa 1700m di dislivello e di 10 ore di marcia, lungo il percorso non abbiamo trovato un rifugio manco a pagarlo, l’acqua non esiste, l’abbiamo trovata solo verso la fine alle sorgenti del Rio Arno.


 27 anni il fratellino ha compiuto e due birre abbiam bevuto, dopo la tazza siam dovuti scappare e verso casa di corsa tornare.
Non fate caso alle coniugazioni ed ai tempi sbagliati…sono gerghi poetici.
Come sempre saluto i Camosci ed anche i nostri "numerosissimi" lettori.
                                                                                                          




 
3 Commenti
Articolo del 15 Sep 2006 by Alfredo
by camosciojustin @ 17 Sep 2006 12:13 am
Alfrè I° ti sei scordato che c'era anche l'indicazione Intermesoli 20 minuti, II° come abbiamo fatto ad arrivare in vetta all'Intermesoli ale ore 13,45 se alle 13,55 stavamo mangiando il panino alla vetta inferiore? Mbè questo lo sai solo tu.
comunque è stao bello spaccarsi le gambe su quella montagna.......siamo foooortiiiii
o quasi civè camosci nascosti eeeeeee....niente alla prossima laughing laughing laughing laughing smile wink
by alfredo @ 17 Sep 2006 08:19 pm
Caro giustino, ho corretto l'errore degli orari.
Non posso correggere però le scritte sui cartelli, proprio non ricordo cosa dicessero.
L'importante comunque, è che ci siamo divertiti. wink
by manlio @ 22 Sep 2006 01:30 pm
un saluto a tutti i camosci dal neo bi-papà manlio con la speranza di rivederci presto. per ora mi tocca "commattere" con pannolini e biberon ma.....prima o poi tornerò....
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