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25-06-06 Monte Amaro (2793m) Che cavolo di giro!
Forse l’escursione più lunga e faticosa, della storia dei “Camosci d’Abruzzo”, effettuata nella nostra regione.
Capo le Macchie (632m) ore 6:20 (frazione di Fara S. Martino)
Lasciamo il bolide di Giustino ad attendere il nostro ritorno all’ombra di un faggio.
Si sale sulla mia macchina e ci fiondiamo a Piano del Lago (603m).
A partecipare alla “scampagnata” siamo (in ordine di età):
Giustino (il folle), Rossano (barone rosso), Manlio (er monnezza), io (Alfredo) e mio fratello (Marco)
Ore 06:45, inizia la nostra avventura.
Percorriamo la sterrata per circa 1km fino ad incontrare un cartello di legno che indica Monte Tarì.
Seguiamo lo scomodo ed infrattato sentiero che parte sparato dritto verso la cima su un pietraia scivolognola.
Fortunatamente poco dopo si esce dal massacro ed entriamo in un bosco un po’ più bosco dove il sentiero è un po’ più sentiero e la pendenza è un po’ meno pendente (a tratti).
Proseguiamo,  per il sentiero intuitivo fino a raggiungere la cima.


Monte Tarì (1467m), un balcone sulla Majella.
Ci affacciamo sulla valle di S.Spirito, si vedono: cima della Stretta, Piano la Casa, il M. S. Angelo e altre cime che poi vedremo meglio.


Si, è vero, siamo arrivati in cima, ma non è la nostra cima.
Bisogna proseguire e percorrere ancora parecchia strada.
Dobbiamo percorrere l’intera cresta sud/est che sovrasta l’intera valle che parte da Fara San Martino (a Fara Filiorum Petri c’è solo la valle del Foro).
Inizialmente il sentiero passa sotto gli alberi (non siamo in un bosco) ed è ostruito talvolta da alcuni tronchi caduti.
Lo spappolatore di Rossano ha da ridire sulla tipologia del percorso che, secondo lui, non sembra montagna infatti, lo denomina campagna.
Fortunatamente per lui manca il nostro mito alpinistico: Antonio di Fulvio (impegnato come sempre in una festa (inventata da lui) nel suo caro bel paesino sui colli teatini) il quale gli avrebbe fatto passare la voglia di fare tanto il gradasso.


Usciamo dalla cosiddetta “campagna” e saliamo ripidamente lungo il bordo di questa immensa valle.
Il caldo ci debilita notevolmente, le nostre risorse idriche calano a vista d’occhio, non ci aspettavamo questa fornace d’alta quota.


Nonostante le difficoltà della salita il morale dei componenti del gruppo è ancora alto, tranne quello spaccalegna di red baron che inizia un’altra polemica.
A suo parere l’escursione che stiamo eseguendo è eccessiva per allenarsi in previsione di un eventuale 4000 che avremmo in mente di salire forse a breve (Castore).
A questo punto mi vedo costretto a prendere le sembianze del caro farese: indosso un cappello da pecoraro, guardo con severità il ragazzo ribelle e gli faccio capire (tanto non capisce niente) che l’allenamento non è mai abbastanza, se ad una certa quota occorre tirar fuori la forza,solo se si è ben allenati, l’energia c’è.
Il polemico abbassa la testa e prosegue in silenzio la salita.
Mi metto in ginocchio, mi volto verso nord (direzione Fara Filiorum Petri), allargo le braccia e sussurro: “Grazie Antonio che hai fatto in modo che il tuo spirito entrasse in me e mi abbia dato la forza di contrastare gli stolti”.
Una ripida salita erbosa ci conduce a “Piano Amaro” (circa 2500m).
Qui incominciano i primi effetti sul cervello causati dalla quota: Rossano inizia a vaneggiare dicendo cavolate tipo: “La sede centrale della Black & Decker si trova a Trapani” oppure “Le cerniere sono allevamenti di cernie”
Per evitare che il lettore non legga più, termino di citare le str…ehm…le stupidaggini del barone.


Circondati da un ambiente mozzafiato raggiungiamo Cima dell’Altare (2542m).
In realtà il sentiero per Monte Amaro non passa di li ma, visto che ci siamo…
Adesso è er monnezza  a rompere le uova di pasqua: mi chiede a ripetizione il motivo per cui bisogna andare a Cima dell’Altare se si trova su un’altra direzione.
L’Antonio che è in me gli dice: “Zitt’ e camin’!”
Dopo qualche foto (circa 5743) al fantastico panorama, si riparte.
Passiamo da Sella di Grotta Canosa, il “Mostro” è sempre più vicino, il passo si allunga, gli occhi diventano cattivi. Avanti ci siamo quasi!
Ora manca solamente l’ultima salita. La concentrazione è talmente elevata che non ci accorgiamo nemmeno che questo tratto sale.
Si scopre il tetto rosso del bivacco, i nostri cuori battono (anche i vostri), S. Antonio Abate compare a braccia aperte sulla croce di vetta, i nostri volti s’illuminano ed il sogno si compie.


Ore 13:15 Monte Amaro (2793m).
Entriamo nel bivacco e facciamo conoscenza con un simpatico alpinista, sky runner, scialpinista, escursionista estremo, speleologo, subacqueo, scavaprete…etc. proveniente dal nord.
Il “modesto” signore ha subito notato i fantastici pantaloni da alpinismo di Manlio i quali sono dotati persino di cuciture termosaldate.
Ma l’evento clou è il feeling che si è instaurato tra questo “superuomo della montagna” ed il barone rosso.
Il problema è che Rossano non è molto socievole e non gradisce molto i discorsi di “Batman”. Che ci vogliamo fare, in fondo preferisce la tavola agli sci!
Alle 13:50 ripartiamo. Ci attende ora una discesa che proprio discesa non è (almeno il primo tratto).


Percorriamo tutti i tre portoni e, arrivati sotto il Monte Acquaviva, ci tuffiamo nella Valle del Forcone.
Inizialmente passiamo al centro della valle la quale è anche coperta di neve poi, a causa di un salto di roccia, che avremmo incontrato proseguendo, usciamo e avanziamo a mezza-costa per tracce intuitive in maniera tale da aggirare il salto.
Passiamo sotto la “Carozza” (una crestina che collega il Martellese  a Cima Murelle).


Il percorso è molto scomodo e friabile, me ne dicono di tutti i colori, mi chiedono il perché li avessi fatti passare da li.
Il più scassascatole di tutti è naturalmente Rossano che, non essendo abituato alle uscite Camosci (specialmente con il vicepresidente), non riesce a comprendere il motivo di tanta scomodità.
A dire il vero non lo so neanche io però è così.
Aggiriamo il pericolo e rientriamo nella valle. Molto probabilmente il salto è ricoperto di neve e forse avremmo potuto anche passare sul fondo senza problemi ma, non sapendo delle condizioni della valle, e non potendo andare a verificarle, a causa delle poche ore di luce ancora a disposizione, ho preferito andare sul sicuro e far schiattare un po’ i miei compagni a cui chiedo ancora scusa per lo sforzo (scusa un mazza, se volete salire sui quattromila dovete schiumare sangue!).
Ora ci attende solamente la “comoda” via innevata (a parte qualche fragile ponte di neve) fino alla grotta dei “Callarelli”.
Il sentiero è molto bello e ricco di vegetazione lussureggiante (anche troppa, le ardighe moccicano).


Ore 18:15 “Grotta dei Callarelli” (1500m).
Effettuiamo una pausa di riflessione, di ristoro e di …
Ore 18:30, si riparte per l’ultimo tratto di sentiero.


Nonostante stiamo camminando da circa 12 ore, il passo è veramente potente. Nei tratti di salita, i bastardoni, si mettono persino a correre (allora non vi siete straccati! Alla prossima uscita vedremo!).
Una pausa per bere a “Colle Bandiera” (1197m) e, alle 20:25, arriviamo a “Capo le Macchie” (632m).
Andiamo a riprendere la mia macchina a Piano del Lago e poi...


... subito al bar.
Bella e faticosa escursione con un dislivello totale in salita di circa 2500m (sono comprese le salite dei 3 portoni e altro).
Se si volesse dividere in tappe c’è la possibilità di pernottare a: Grotta canosa (2604m), bivacco Pelino (cima del M. Amaro), rifugio Manzini (2534m) oppure, se si vuole pernottare dopo dodici ore di cammino, Grotta dei Callarelli (1500m).
Lungo il percorso non c’è acqua perciò si deve crepare fino alla fine della Valle del Forcone, da li in poi ci sono tre fontane (ormai però l’escursione volge al termine).
Mi complimento per la prestazione con tutti i partecipanti e saluto tutti i “Camosci d’Abruzzo”.
Auguro un pronta guarigione all’amico Fausto.
Ciao segretà.
Ciao presidè.
Ho inserito poche foto in quanto verrà allestita (speriamo) una galleria fotografica in maniera tale da non far pesare troppo la pagina.
Messaggio per tutti i lettori, anche se non sono Camosci: se commentate non m’incavolo mica!







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1 Commenti
Articolo del 29 Jun 2006 by Alfredo
by Attilio @ 30 Jun 2006 10:31 pm
Anni fa facemmo un giro simile ma scendemmo nella valle di Santo Spirito. Mi chiedo quale sia il giro più bello.
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