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23-04-2006 Via del Canalone al Corno Piccolo
Chieti Scalo ore 05:00. Ci raduniamo sotto l’abitazione del consigliere con delega all’escursionismo (io) per partire alla volta dei prati di Tivo.
All’appello sono presenti: il vice presidente, Giustino, Manlio, Marco, il sottoscritto ed un nuovo amico di nome Fausto.
In macchina con me ci sono mio fratello e Giustino mentre gli altri vanno con Fausto.
Accendo il motore, inserisco la prima, lascio lentamente la frizione, accelero dolcemente e…fermi tutti!!! Lo smemorato del sig. Pardi ci avverte che si è dimenticato (non glielo avevamo detto) il casco e l’imbraco a casa.
Niente paura. Il “placido” signore della Fara calma gli animi e fa salire il simpatico Giustino nella fiammante macchina del nostro nuovo amico (lo massacrerà di botte?).
Mentre loro si recano presso l’abitazione del melanguelone, a prendere il materiale omesso, io e marco partiamo per Prati di Tivo.
Arriviamo con calma a destinazione ma, con la macchina non riusciamo a raggiungere il parcheggio di Cima Alta in quanto residui di neve sbarrano la strada.
“Che fortuna che siamo partiti prima, in questo modo abbiamo la possibilità di prepararci con tranquillità senza che quel tritatutto di ‘Ndonio ci mette fretta”. Le ultime parole famose!
Dopo pochi minuti ecco la macchina rossa di fausto che parcheggia accanto a noi. (a che velocità saranno andati? Avranno preso l’aereo?)


Ci prepariamo con estrema rapidità e sentiamo il fastidiosissimo rumore dei bastoncini del vecchio saggio che sbattono fra di loro segnalando il momento della partenza.
Dopo questa “breve” prefazione inizia la vera giornata alpinistica. (era ora!)
Iniziamo a camminare per la strada innevata che sale a svolte fino al parcheggio (estivo) citato precedentemente.
Imbocchiamo il sentiero che conduce alla Madonnina. (non è vero, non prendiamo alcun sentiero, saliamo a orecchio)


Man mano che saliamo, davanti a noi, si scoprono le gigantesche figure dei due corni.


L’imponente mole del “Paretone” sorride al sole mostrandosi in tutto il suo splendore. Per l’occasione si è messo persino il papillon (la Farfalla).
Detta questa cavolata vado avanti col racconto.


Ci voltiamo dietro e scorgiamo la croce, lungo la cresta dell’Arapietra, con le pareti nord della catena orientale sullo sfondo.


In questo periodo è possibile ammirare la spettacolare fioritura dei Crochi.
Raggiungiamo la madonnina e incontriamo alcuni scialpinisti lombardi entusiasti dall’ambiente formidabile.
Proseguiamo per il sentiero Ventricini il quale è parzialmente coperto di neve ghiacciata.


Dobbiamo metterci i ramponi e, visto che ci siamo fermati, anche l’imbraco.
Alcune sciuscelle (vedi Giustino) indossano l’imbracatura dopo aver messo i ramponi. Che idioti!


Imparate da me come si fa.


Gli attraversamenti non sono sempre agevoli.
Giungiamo sotto il canale da noi preso di mira (Canale Sivitilli), formiamo le cordate ed iniziamo salire lungo il ripido pendio ghiacciato per raggiungere l’attacco.


Anche se inizialmente ci sono solo lingue di neve ghiacciata, la pendenza è considerevole.


La prima cordata, formata da Antonio, Fausto e me, arriva sotto la biforcazione: a sinistra c’è la “Via del Canalone” mentre a destra il “Canale Sivitilli”.
Da molto tempo la nostra intenzione era quella di risalire il secondo, ci troviamo infatti anche più vicini allo stesso ma…


…con un’abile mossa, il “Signore delle Farchie”, traversa agilmente verso sinistra, lasciando di stucco tutti quanti.
Dopo aver messo a segno il colpo di scena, si volta verso di noi e si giustifica dicendo che il Sivitilli lo avevamo già risalito (senza neve) ad ottobre.
Ci inchiniamo alla sua saggezza e continuiamo la progressione.


Il canale è abbastanza ripido raggiungendo pendenze, a mio parere, di circa 50°…
 

…anche 60°


Accecati dal sole non vediamo l’uscita del canale però, la intuiamo.
Arriviamo allo sbocco del canale e fotografo la cordata n°2 che…


…ricambia il favore.


Mentre noi ci riposiamo beatamente al sole, arriva anche la “facciata B” del gruppo.
Antonio, con il suo cioccolo di macchina fotografica, è pronto ad immortalare gli allegri camosci all’uscita del canale (tanto le foto non ce le fa vedere!).
 

Lo sbullonato di S. Salvatore inizia a fare una baldoria che non finisce mai; sembra un bambino di 4 anni che compie un giro sulle giostre.


Dopo una breve pausa, si riparte verso la cresta.


Per la par condicio metto la foto anche la foto della nostra cordata (io non ci sono ma, non dubitate!)


Si vede la vetta che svetta fra le vette.


Raggiungiamo la cresta. (alle spalle la seconda spalla a cui voltiamo le spalle)


Rimane solamente da percorrere l’ultimo “facile” tratto di cresta prima della vetta. Non è particolarmente difficile però occorre stare molto attenti in quanto si tratta di camminare coi ramponi su due dita di neve posata su placche ripide.


Tre passi dalla vetta.


Due passi dalla vetta.


Un passo dalla vetta. (è la stessa foto di prima ma, verticale e senza Giustino)


La vetta (lo so, come foto di vetta lascia molto a desiderare ma questo passa il convento).
Alle ore 11:25 giungiamo in cima al Corno Piccolo.
Dopo una scarpinata del genere occorre reintegrare le energie, i sali minerali, le vitamine, le proteine, gli zuccheri, i grassi etc…
 

…con un sano panino con la porchetta. (non è proprio il massimo come alimentazione di montagna ma, la porchetta della Ripa non c’è!)


Davanti a noi c’è l’impressionante spettacolo delle tre vette del Corno Grande con le sue svariate torri.


La nostra guida tecnico-spirituale si concentra su qualcosa di inspiegabile, come se volesse effettuare un rito propiziatorio per proteggerci durante la discesa.


Alle ore 12:00, violando la legge dei camosci che consente solo 20 minuti di sosta, ripartiamo in discesa.
Raggiungiamo l’imbocco della via normale, iniziamo a scendere e torniamo indietro. Le condizioni della via non sono buone, la neve ricopre completamente il sentiero rendendo pericolosi ed esposti anche i passaggi più semplici.


Ci dirigiamo verso il canale di salita.


Si scende in retromarcia. Non fate sorgere polemiche! Non è una foto della salita, stiamo scendendo!


Nonostante il sole, la neve è rimasta ben ghiacciata.


Talvolta Giustino si prende un momento di pausa, mentre Antonio continua a fotografare anche le zanzare (se le fotografa e se le guarda!).
Durante la discesa abbiamo conosciuto un forte alpinista iscritto al C.A.I. di Teramo (Enzo) il quale si è offerto di darci un passaggio con la sua macchina per andare a riprendere le nostre, qualora avessimo deciso di scendere direttamente a Prati di Tivo.


Voi che cosa avreste fatto? Via giù per il canale innevato!


Il Capo-farchia si vendica, dei nostri scherzi idioti da bambini imbecilli, con delle scariche di palle di neve. Questa volta la vittima sono io.
(se osservate bene la foto, anche se si confonde con la neve, potete vedere la pallottola volante)


Manca solo l’ultimo tratto di neve molle e schifosa ed eccoci arrivati…


…al piazzale di Prati di Tivo, alle ore 14:55. (la fotografia più squallida della mia fiorente carriera di immortalatore di paesaggi)
Mentre Enzo accompagna me e Fausto a recuperare le macchine verso Cima Alta, il resto del gruppo incontra una delle persone più psichicamente instabili di questo pianeta: il Barone Rosso.
Non so quale itinerario la sua mente contorta gli ha suggerito di percorrere con la tavola però, vederlo ancora vivo tra di noi, è sempre un piacere (io non l’ho visto).
Rossano va via ed io e Fausto torniamo per…


…effettuare la classica operazione di rito (“leggermente” sfocata)…


…insieme al nostro nuovo compagno di avventure Fausto ed al nostro amico conosciuto sul campo, Enzo.


Erano circa tre anni che volevamo effettuare questa uscita.
Non potevamo scegliere tempo, condizioni e soprattutto compagnia migliore.
Complimenti a tutti!
(Un saluto al segretario che ci pensa sempre: “Ciao Stè”)











4 Commenti
Articolo del 26 Apr 2006 by Alfredo
by Stefano @ 27 Apr 2006 08:41 am
Siete sempre grandi e soprattutto sempre nei miei pensieri. Purtroppo la forma fisica non è al massimo (Fausto vi avrà già detto) ed il piede qualche volta fa i capricci, ma mi sto allenando seriamente in palestra e sulle montagne vicine a casa mia.
Mi mancate molto anche senza montagna, mi mancano i momenti di baldoria ma, sapete com'è, nel primo anno di matrimonio bisogna tarare la macchina organizzativa e portarla a regime...non è sempre tutto facilissimo, ma ci si riesce pian pianino. In questi giorni vedrò di farmi sentire al telefono.
N'abbraccio a tutti Voi.
by Attilio @ 27 Apr 2006 07:32 pm
Come mai il Barone Rosso non era con voi con la sua tavola di cioccolata? laughing
by giustino @ 02 May 2006 04:30 pm
per fortuna che Antonio non legge i commenti! Bravo! tongue
by Admin @ 02 May 2006 04:53 pm
@Attilio: il Barone Rosso era impegnato a salire la Direttissima di Corno Grande per la traversata in snò wink
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