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Trekking dei Pirenei Luglio 2004

Quello che segue è un racconto del trekking sui Pirenei effettuato nel 2004 da Attilio e Vincenzo.  Il trekking fu proposto da Attilio alla fine del 2003 ed ottenne immediatamente l'interesse di Vincenzo.  L'itinerario fu scelto riadattando un'altro proposto dalla rivista "Avventure nel mondo" con il titolo <Pirenei magici>.



Sabato 3 luglio 2004

Al mattino presto ci rechiamo alla stazione di Chieti. Che coincidenza! incontriamo Antonio che aveva rinunciato al trekking ed è di ritorno con la moglie da una visita ai suoi parenti nel nord Italia.  Sconsolato ci saluta mentre saliamo in treno.  Il viaggio è lungo.  A metà giornata sosta a Milano per cambio treno, pranzo e si riparte per Lione.  Su questo treno ci imbattiamo in un'avvenente signora, seduta di fronte a noi, che mentre mette in mostra la sua fisicità nel suo abbigliamento minimale, racconta per telefono alle amiche delle prodezze del suo nuovo amante, rendendone partecipe l'intera carrozza. Dopo mezzora ci viene la nausea.  In serata cambiamo di nuovo treno e via in cuccetta fino a Pau dove arriviamo nella mattinata di domenica.


Domenica 4 luglio

Un altro treno fino a Laruns, poi un autobus in coincidenza fino a Gabas e poi una costosa corsa in taxi fino a Caillou de Soques (1392m)dove alle 13 comincia il nostro trekking dei Pirenei.  Saliamo voltandoci di tanto in tanto per ammirare il Pic du Midi D'Ossau (2884m). 

Arriviamo al Col d'Arrious (2259m)

dove dobbiamo decidere se scendere al Lac D'Artouste e poi risalire o se percorrere l'esposto passage d'Orteig.
Si decide per la seconda.  Dopo pochi passi ci imbattiamo nel primo laghetto parzialmente ghiacciato (Lac d'Arrious), senza sapere che ne avremmo visti tanti altri il giorno successivo. Arriviamo brevemente al passaggio esposto. La guida diceva <esposto ma sicuro>; ehm... sicuro il cavolo! con 20 chili di zaino sulle spalle, su un sentiero intagliato nella parete verticale, largo 40 cm, scivoloso e sconnesso, la corda fissa afferrabile con una mano ci sembra garantire ben poca sicurezza ad una eventuale scivolata.  Superato questo tratto saliamo ancora su neve fino ad avvistare in basso il Refuge d'Arrémoulit, situato sulle sponde dell'omonimo lago, all'interno di una conca circondata da belle cime.

 Il rifugetto è più che spartano.  La toilette esterna è infrequentabile.  Un comodo lavatoio esterno alimentato con l'acqua del lago ci consente di lavarci e di dissetarci.  Alla domanda <ma l'acqua del lago è potabile?> la risposta è <speriamo!>. 

Trascorriamo il tardo pomeriggio scaldandoci al sole sulle rocce circostanti il rifugio. In attesa della cena converso con due londinesi che siederanno poi al nostro tavolo; anche loro al primo giorno ma alla terza esperienza sui Pirenei.  Decidono di rinunciare al trekking perchè uno di loro ha delle scarpe basse inadatte alla neve presente in abbondanza.  Parlo anche con un ragazzo tedesco che sta per trascorrere due settimane di trekking in solitaria.  Il giorno seguente solo lui come noi proseguirà il trekking.  Nei giorni successivi gli escursionisti incontrati sono in prevalenza francesi, poi, nell'ordine, spagnoli, inglesi, tedeschi, nessun italiano.  Cena scarna con annessa pulizia del tavolo; i piatti per fortuna li lava il gestore.  Converso ancora con gli inglesi.  Mi invidiano il fatto di recarmi per lavoro nel Lake District inglese, luogo favorito dagli inglesi per le escursioni.  Io purtroppo, nonostante i frequenti viaggi da quelle parti, pressato dai tempi del lavoro, non sono mai riuscito a fare un solo passo con gli scarponi.  Il giaciglio è una specie di loculo con le pareti nere: nere perchè ricoperte dalle mosche.  Per fortuna anche le mosche dormono.


Lunedì 5 luglio

Il giorno prima avevamo visto che il sentiero che porta al Col d'Arremoulit presentava un traverso insidioso su neve dura; in caso di caduta saremmo scivolati per 50 metri finendo nelle acque gelide del lago, subito profonde.  Non avendo nè ramponi nè piccozza (e chi si aspettava tutta questa neve!), cerchiamo una soluzione alternativa.  Dalla parte opposta del lago avvistiamo un passaggio più semplice e ignari di che cosa ci attendesse nel corso dela giornata, decidiamo di allungare per non correre rischi.  Durante il periplo del lago, il tempo che già non prometteva bene cambia improvvisamente e comincia a grandinare.  All'inizio cerchiamo di proseguire ma siamo costretti a fermarci per proteggerci meglio.  Sulle cime circostanti si abbattano i fulmini.  Terminata la grandinata attendiamo che si diradino le nubi sul Col d'Arrèmoulit per evitare di farci beccare dai fulmini.  Proseguendo su neve raggiungiamo il valico dove ci aspettano due notizie: la prima ottima; il paesaggio davanti a noi è spettacolare, un'altra conca con laghetti semighiacciati e belle cime aguzze tutt'intorno;

la seconda notizia è pessima; bisogna scendere per un costone ripido quasi interamente coperto da neve compatta e scivolosa.  Il sentiero, se esiste, è coperto dalla neve sulla quale non ci sono tracce.  Vincenzo riesce a trovare un passaggio tra roccette e pochi tratti scoperti di prato e sfasciumi.  Arriviamo sul fondo della conca e cominciamo una serie di traversi obbligati su neve sui bordi dei laghetti.

 Qui la neve è leggermente più molle e possiamo intagliarla con gli scarponi.  La sequenza dei laghetti

offre uno spettacolo impareggiabile.


 Superatili, incontriamo due spagnoli che vanno in direzione opposta, probabilmente provenienti dal rifugio Respumoso:  Poco dopo li vediamo tornare indietro scoraggiati dai traversi su neve.  Dopo una breve discesa costeggiando uno spumeggiante e fragoroso torrente

inizia un lungo tratto a mezza costa tra i pini mughi che ci porta ad una diga e subito dopo al lago Respumoso (2121m) dove sorge l'omonimo rifugio.Quest'ultimo è bellissimo ma il personale è molto maleducato.
L'attendente al bar mi passa davanti più volte senza rispondere alla mia richiesta di attenzione (non c'è nessun altro ad impegnarlo).
Dopo quindici minuti di attesa, la fame mi costringe a non desistere, ottengo la sua attenzione e ordino da mangiare.  Ci rifocilliamo e ci prepariamo a ripartire.  Varie persone ci sconsigliano di proseguire a causa dell'abbondante presenza di neve.  Decidiamo di provare.  La salita al Col de la Fache (2664m) è impegnativa e insidiosa.
All'interno del canale sotto la neve scorre un torrente impetuoso che a tratti diviene visibile.  Cerchiamo di scegliere dei passaggi dove la neve sembra più spessa.  Incontriamo un gruppo in discesa che ci rassicura sulle condizioni della neve.  Prestando molta attenzione il percorso è fattibile senza ramponi.  Raggiungiamo stanchi il colle e ci rincuoriamo nel constatare che ci aspetta "solo" una lunga discesa.

Purtroppo la neve copre parte del sentiero e l'orientamento non è sempre facile.  Superato uno dei vari laghetti

ci rendiamo conto che il sentiero si trova nella valle alla nostra sinistra e che noi siamo su uno sperone roccioso con pareti scoscese.  Tornare indietro comporterebbe un ritardo di un'ora e siamo già vicini all'imbrunire.
Cominciamo a cercare un'altra via di discesa e di nuovo Vincenzo individua un passaggio in facile arrampicata in un canalino e dopo altri tratti di ripida discesa su prati raggiungiamo la valle alla nostra sinistra.  Finalmente non c'è più neve ed il sentiero è ormai largo ed evidente.  Entriamo nella bella ed amena Vallée du Marcadau

e tra le mucche al pascolo, prati fioriti ed un bel ruscello raggiungiamo il Refuge Wallon (1812m).

  Camera doppia (ci va di lusso) e abbondante cena.  La giornata è stata decisamente faticosa; 11 ore di cammino, terreno insidioso e difficoltà di orientamento.  Probabilmente la giornata più bella e soddisfacente del trekking ed una delle escursioni più belle in assoluto.


Martedì 6 luglio

Ci incamminiamo in discesa prima su bel sentiero a gradoni rocciosi, poi su carrareccia fino a raggiungere Pont d'Espagne (1496m), dove ci rifocilliamo e cominciamo la salita non faticosissima lungo la Vallèe de Gaube.  Anche qui c'è abbondanza di rivoli d'acqua e dopo una bella pineta

 arriviamo al Lac de Gaube.

 Proseguendo verso il refuge des Oulettes de Gaube (2151m) il tempo cambia, inizia a diluviare.  Vincenzo ha un vantaggio di mezzora e riesce ad evitare la parte peggiore del temporale trovando riparo nel rifugio.  Io che ho meno allenamento e mi dilungo nel fare le foto mi becco delle gran secchiate d'acqua.  Quando anch'io raggiungo il rifugio l'altopiano glaciale ad esso prospicente si sta trasformando in un pantano.  La salita al refuge de Bayssellance (2651m) dove abbiamo prenotato è proibitiva e rinunciamo.  Per fortuna ci sono due posti liberi e rimaniamo all' Oulette de Gaube.  Cena discreta e notte caldissima nell'affollata camerata.


Mercoledì 7 luglio

Alle quattro mi sveglio perchè mi manca l'aria e scendo nel salone da pranzo dove attendo l'alba.  Piove ancora.  La parete del Vignemale (3298m) è imponente.

 Sono preoccupato per il tempo.  Dobbiamo salire al Col des Mulettes (2591m) e con questo tempo c'è il rischio di beccarsi dei fulmini.  Facciamo colazione, il tempo migliora leggermente  e decidiamo di partire.  Non piove più.  Aggiriamo l'enorme pantano e cominciamo a salire tra massi e sfasciume innevato.  L'equilibrio è a volte precario su rocce scivolose.  Il rischio è di spezzarsi le gambe scivolando contro le rocce taglienti.  Costruiamo un ponticello di pietre per attraversare un torrente ingrossato dalla pioggia. Finalmente, esposti ad un forte vento, raggiungiamo il colle e scendiamo brevemente lungo un ghiaione raggiungendo un rigagnolo, la sorgente del fiume Ara. 

Siamo nella Valle de Ara, il tempo sta migliorando, tra poco farà quasi caldo (solo quasi, la temperatura è stata fresca per tutto il trekking).  La discesa per questo bel vallone ci accompagna per tutta la giornata.  Non incontreremo nessuno.  Il fiume, sempre al nostro fianco, si ingrossa sotto i nostri occhi mentre perdiamo quota.  Per fortuna l'intuito ci consiglia bene e scegliamo il sentiero sulla sinistra orografica anzichè quello sulla destra segnato sulla mappa.  Quest'ultimo scompare su dei pendii scoscesi a picco sul fiume che ormai è così largo e profondo da non poter essere attraversato. 

Più a monte avevamo già dovuto guadarlo togliendoci le scarpe (un freddo cane ai piedi!).  Vincenzo, più allenato, comincia ad allontanarsi.  Quando lo raggiungo mi sta aspettando preoccupato del fatto che si sta facendo sera e siamo ancora lontanissimi da San Nicolas de Bujaruelo (1500m).  Ricordando bene il percorso studiato durante la preparazione del trekking lo rassicuro sulla nostra posizione.  In poco più di un'ora siamo a destinazione.

 Il rifugio-albergo è molto confortevole; c'è anche la doccia.  Cena discreta e buona nottata comoda.


Giovedì 8 luglio

Attraversiamo di nuovo il bellissimo ponte romano in pietra

 e risaliamo a passo velocissimo la
valle che ci porta alla sella di Port de Boucharo (2270m), e da questa ci deliziamo della vista sulla Vallèe de Pouey Aspé.

 Paesaggio maestoso, rilassante e di increbile bellezza.  Intravvediamo sulla destra la traccia su neve che sale al Refuge de Serradets (2739m) e valutiamo se raggiungerlo.  La salita sarebbe faticosa e decidiamo di trascorrere l'ultima giornata godendoci lentamente questa valle stupenda.  Dopo poco il panorama si apre sulla Grande Cascade e sul Cirque de Gavarnie.

 Scattiamo molte foto. 

Giunti nella vallata sottostante la risaliamo  fino alla base della cascata.  Il luogo è stracolmo di turisti.  Nel pomeriggio scendiamo a Gavarnie e ci
sistemiamo in albergo.  Un'altra giornata fantastica.. A distanza di due anni immagini ed emozioni sono ancora vivide nella memoria.


Venerdì 8 luglio

Si riparte verso casa.  Prima di salire sul bus incontriamo di nuovo il ragazzo tedesco che salutiamo con una breve chiacchierata. Incontriamo anche altri escursionisti visti nei rifugi durante i giorni precedenti che sentiamo mormorare <les italien> oppure <los italianos>: siamo una rarità da queste parti, ed anche quelli che hanno percorso sentieri lungo i quali non abbiamo incontrato nessun altro.  Visitiamo Lourdes in attesa del treno.  In cuccetta arriviamo a Lione.


Sabato 9 luglio

Sempre in treno e dopo scambio a Milano arriviamo in serata a Chieti.

4 Commenti
Articolo del 01 Apr 2006 by Attilio
by Marco @ 01 Apr 2006 01:20 pm
Bello, bello, bello. Paesaggi incantevoli!
Avete incontrato dei camosci pirenaici? wink
by vincenzo @ 03 Apr 2006 02:01 pm
Bei ricordi,
peccato che il racconto e le foto non siano sufficienti a trasmettere le sensazioni e le emozioni provate durante questo faticoso ma indimenticabile trekking.
Senza dubbio una delle cose più belle che ho fatto.
Vincenzo.
by alfredo @ 05 Apr 2006 08:57 pm
Complimenti! Veramente un'avventura fantastica! Dalle foto, l'ambiente doveva essere grandioso! Bravi.
by Admin @ 06 Apr 2006 08:10 am
Le foto sono state catturate con la scanner da un catalogo ed il racconto è il frutto di una serata etilica. É troppo bello, non può essere vero. Ciao, vi invidio tongue
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