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19-03-2006 con gli sci quasi fino a mandracastrata
In seguito a numerosi reclami, concernenti al modo di scrivere gli articoli alquanto inconsueto e poco credibile, mi limiterò solamente a raccontare gli eventi realmente accaduti senza aggiungere alcun commento.


Passo S. Leonardo ore 08:50.
Sotto una fitta nebbia ed una flebile nevicata, Giustino, Marco ed io, con gli sci ai piedi, partiamo alla cieca nel tentativo di trovare la via che conduce al rifugio Capoposto nei pressi di “Mandracastrata” (località sita sul gruppo del Morrone sotto la vetta del M. Mileto).
La visibilità è molto ridotta, saliamo infatti lungo la pista battuta subito dietro l’albergo.


La temperatura è molto bassa e la digitale di Giustino si blocca non dando più segni di vita. Che cioccolo (in italiano bandone…ehm… barattolo di latta scadente) di macchina fotografica! (è uguale alla mia)
La neve ghiacciata non ci permette di salire senza pelli, siamo costretti quindi a fermarci e ad attaccare agli sci questi preziosi accessori che ci permetteranno di non scivolare all’indietro.
Giungiamo fino alla fine dell’ infinito (50 m) impianto di risalita di questa “famosissima”  località sciistica.


Entriamo nell’ovattato bosco e percorriamo il poco evidente sentiero chiamato anche “via delle signore”.


Giustino non è molto soddisfatto in quanto non si sentono camosci in giro (forse per la nebbia) però, mio fratello è molto fiducioso e pensa di inventare un richiamo per attirarli.


Procedendo lentamente lungo il sentiero, guadagnamo quota mentre, la nebbia rimane sola soletta in fondo.
 Usciamo finalmente dalla tetra atmosfera che lo spettrale bosco, infestato da spiriti maligni, opprimeva i nostri semplici animi con inquietanti sensazioni di tacito terrore.


Compiamo gli ultimi passi verso l’alba e poi non vediamo più niente.
Il bianco della neve associato alle chiare nubi sospese nell’aere ha fatto in modo che i nostri organi, abilitati all’esercizio della vista, non svolgessero a pieno la loro funzione.
In parole povere il riverbero ci sta cecando.
Il sentiero è ormai ricoperto dalla neve e non si intuisce più il suo andamento.


Siamo costretti a procedere, lungo il ripido pendio, salendo a zig zag proprio come a tagliare una valanga.
Arriviamo circa 100 m sotto la vetta quando le condizioni della neve cambiano improvvisamente ( lo so, lo so dicono tutti così per non ammettere che si sono straccati, noi no, è proprio da imprudenti proseguire).
I nostri sci iniziano a scivolare (dico i nostri sci perché siamo soli, altrimenti scivolerebbe qualsiasi altro sci) in quanto poggiano su neve fresca depositata su neve ghiacciata.
Una serie di strane coincidenze ci turba leggermente: la temperatura è aumentata; lungo un canale della montagna di fronte, chiamata Majella, ho sentito una scarica; si vedono intorno a noi accumuli dovuti a slavine e le nostre tracce hanno tagliato il pendio con enormi solchi.
Questi curiosi eventi, l’assenza di camosci a questa quota ed il restringimento dei due muscoli più sviluppati del corpo umano, hanno fatto in modo che, alle 11:15, con qualche mia perplessità (il solito incosciente), lo immaginate voi.


Scendiamo con cautela, senza togliere le pelli, percorrendo le nostre tracce a ritroso.
Zigzagando lentamente noi scendiamo allegramente se il maltempo sarà clemente torneremo fieramente.


Torniamo nell’agghiacciante bosco ad una velocità prossima a quella del suono.
Questa velocità si riduce a zero con il diminuire della pendenza.
E’ necessaria un sosta per togliere le pelli dagli sci.


Mentre effettuiamo la sosta tecnica, la maledizione del maledetto bosco maledetto, mi maledice e mi trasforma in un maledetto demone che vuole colpire il buon Giustino con uno sci.
Fortunatamente il simpatico Pardi chiama un fatato camoscio che come per incanto mi libera dall’incantesimo.
Terminata questa assurda vicenda (non vi spaventate è solo una burla, non esistono i demoni veri, solo quelli finti), torniamo a scendere tranquillamente giù per il sentiero.


L’allegria finisce ben presto infatti, rientriamo nella opprimente nebbia la quale ci impedisce persino di vedere le tracce lasciate da noi all’andata.
La temperatura relativamente alta (bastarda), ha leggermente sciolto la neve rendendola così insidiosa e dispettosa da farci prendere velocità incredibili senza poter controllare gli sci in quanto affondavano scavandosi dei solchi senza uscita (in questo pezzo non ho inserito neanche una virgola in modo da sfiatare il lettore).
Rimettiamo le pelli di foca per cercare di rallentare la velocità ma, la colla non è più quella di una volta. Si staccano facilmente e rischiamo di perderle.
Le capriole, i rami spezzati, i salti con il trampolino ed i buchi in mezzo alla neve si sprecano.


Per fortuna riusciamo ad arrivare intatti all’inizio del “pistone” da sci di Passo S. Leonardo.


Sotto un “sole splendente” effettuiamo l’ultima tranquilla discesa (grazie al cavolo, la pista è battuta) fino all’albergo.


Dopo tanto travaglio, alle 12:30, giungiamo sani e salvi alla macchina. (l’auto di Giustino è quella di sinistra!)
Anche se non abbiamo raggiunto la cresta (ogni tanto il buonsenso ha il sopravvento) ci siamo divertiti da pazzi.
Per stare bene in montagna, non bisogna solamente raggiungere dei traguardi, basata essere in compagnia di veri amici con cui condividere le emozioni (non piangete!). Con Giustino è un po’ più difficile (scherzo, scherzo, Giustì non mi menà).

3 Commenti
Articolo del 22 Mar 2006 by Alfredo
by ronin @ 23 Mar 2006 11:26 am
mi è piaciuto tutto il racconto, ma la penultima frase merita un "Grande Alfrè"
by Marco @ 23 Mar 2006 03:34 pm
Comunque il Demone era vero! l'ho fotografato io...............
by Admin @ 23 Mar 2006 05:27 pm
ecco... vedi... è qui:
<<Il bianco della neve associato alle chiare nubi sospese nell’aere ha fatto in modo che i nostri organi, abilitati all’esercizio della vista, non svolgessero a pieno la loro funzione. In parole povere il riverbero ci sta cecando.>>
... che la tua naturale inclinazione alla narrativa d'alta quota trova la sua massima affermazione. Bravo, m'hai fatto morire dal ridere! laughing

Congratulazioni al demone che, anticipando la tendenza Pitti Neve 2007 indossa già le ghette a riporto con i capelli. tongue
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